1. Il condominio di Wittenau

(l’introduzione)
Quando sei piccolo e non hai ben chiara in testa la geografia, il fatto di avere un bisnonno sconosciuto che vive a Berlino è una cosa tanto eccezionale che quasi non riesci a comprenderla.
Se poi a questo si aggiungono altri dettagli romantici tipo che è un cantante lirico e che è riuscito a fuggire dal campo di concentramento solo perché si è esibito davanti a Hitler oppure che il suo figlio illegittimo era una delle guardie del muro di Berlino… beh, la figura di questo bisnonno certamente si colora di una patina avventurosa che non può che intrigare un bambino, incapace di comprendere che, forse, non si tratta proprio di tutta la verità e nient’altro che la verità.

Ogni bel gioco dura poco, dicono, e infatti la magia è finita all’inizio degli anni ’90, quando una lettera spedita da Wittenau, quartiere popolare di Berlino Ovest quasi a ridosso del muro, ha comunicato alla famiglia, in due pagine scarse di grafia minuta, che il bisnonno era passato a miglior vita. Avevo appena iniziato le elementari, non avevo mai visto il bisnonno nemmeno in fotografia, e quel giorno, oltre alla sua esistenza, terminarono anche le mie supposizioni su di lui. Diciamo che me ne dimenticai.
Certo, all’epoca non avrei mai potuto immaginare che più di vent’anni dopo avrei bussato alla porta di quello che in teoria avrebbe dovuto essere il suo appartamento.E ancora meno, nella mia fervida immaginazione infantile, avrei potuto pensare di trovarmi in una delle situazioni più assurde e delicate della mia intera esistenza.


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Ormai da dieci minuti stavo suonando l’ultimo campanello a disposizione di quell’edificio squallido di Wittenau, quartiere popolare di Berlino Ovest quasi a ridosso del muro. Sei campanelli e cinque inquilini già mi avevano detto che no, non avevano mai sentito nominare un certo italiano di Recanati che faceva il cantante lirico, per la precisione il baritono.

Avete presente quando telefonate a qualcuno, il telefono squilla a lungo e voi decidete di non riattaccare perché tanto comunque non risponderà nessuno? È un gioco senza senso, ma sono sicura che lo facciamo tutti. Anch’io quel giorno non staccavo l’indice dal pulsante perché, tanto non c’era nessuno in casa e forse mi piaceva sentire l’eco che risuonava all’interno, come si vede in certe sequenze di film dove il telefono squilla instancabile e vengono inquadrate le stanze vuote, fino a quando si vede il cadavere, naturalmente assassinato, del padrone di casa e si capisce perché non risponde.
Ero così assorta in questi ragionamenti, che mi resi conto che la porta si stava aprendo solo quando mi ritrovai al cospetto di un grassone visibilmente spazientito in mutande e canottiera luridi che, agitando il bottiglione da mezzo di Berliner, mi stava sputando addosso dei WAS?!? per nulla ospitali.

Mi ci volle qualche secondo per riprendermi dallo spavento e per capire che sarebbe stato meglio per tutti non irritare ulteriormente l’inquilino e sbrigarmi a chiedere ciò di cui avevo bisogno.
In tedesco. E no, io non parlo tedesco.
Ich… mein grossvater lebt hier… haben sie informationen?
Nel minuto successivo, accaddero le seguenti cose: riuscii in qualche modo a farmi capire e a mostrare un paio di fototessere del bisnonno; il ciccione mi disse che primo, no non aveva mai sentito parlare di lui e, secondo, l’avevo molto disturbato e che, bitte, dovevo andarmene subito. Infine, per sottolineare il concetto, chiuse la porta con violenza e lo spostamento d’aria fece volare ovunque i fogli che tenevo in mano, come in un’esplosione.

Di fronte a quel palazzo verde scuro di Wittenau, quartiere popolare di Berlino Ovest quasi a ridosso del muro, dopo aver raccolto i documenti sparpagliati per tutto il pianerottolo, inveii silenziosamente contro il ciccione maleducato e contro tutti gli altri inquilini che non erano riusciti a ricordare nulla.
Quanti cantanti lirici italiani avranno abitato per 60 anni in ‘sto edificio orrendo?
Senza arrendermi, consultai la carta geografica sullo schermo del telefono e mi diressi verso il cimitero di quartiere.

(il capitolo successivo)

PS: tutte le foto sono realmente state scattate nei luoghi dove il mio bisnonno ha vissuto. In questo caso specifico, le condizioni atmosferiche sono palesemente diverse perché mi sono recata per due volte di fronte alla casa.