Avevo un bisnonno, o meglio…ne avevo otto, come tutti.
Però ne ho scelto uno, il bisnonno M. e ho deciso di raccontare la sua storia.
Year: 2012
Hop hop, Lindy Hop!
Ieri sera ho iniziato un corso di Swing, più precisamente di Lindy Hop, che -cito Wikipedia- “è un ballo swing afroamericano nato ad Harlem, New York, negli anni Venti – Trenta del secolo scorso, in un’epoca immediatamente precedente al periodo della Grande Depressione, la crisi economica e sociale di enormi dimensioni scoppiata con il crollo di Wall Street del 24 ottobre 1929”
Sì, è una figata.
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New York I love you but you’re f***ing bringing me down.
Venere privata (G.Scerbanenco)
Ho fatto un errore.
Ho letto tre libri polizieschi di seguito, di cui due di Giorgio Scerbanenco (il terzo di Carlotto), e ho aspettato qualche giorno prima di recensirli. Read more
Le maledette cerniere dei jeans: ecco la soluzione
Oggi non vi propongo una recensione di un libro.
Ho una rivelazione straordinaria da fare: una scoperta rivoluzionaria che salverà molti dei vostri rapporti sociali e lavorativi.
Siete pronti?
Respiro profondo: che emozione.
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A San Donà nessuno si sentì colpevole, ma, allo stesso tempo, nessuno si sentì fino in fondo innocente
La scorsa domenica ho ricevuto una bella sorpresa.
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La festa dei morti
Adoro la festa dei morti prima di tutto perché è macabra e paurosa e mi fa venire in mente bei ricordi.
Alle elementari, la maestra ci aveva raccontato la leggenda della festa dei morti: la notte fatidica (questa notte), gli spiriti dei fantasmi si sarebbero risvegliati e sarebbero andati in processione in giro per la città a “punire” chi non si ricordava di loro.
Ora, a parte il trauma infantile, quando la maestra ci chiese – come da copione – di illustrare il tutto con un disegno, io disegnai un gruppo di morti viventi orribili con pezzi, arti e mani che cadevano a terra, fantasmi spaventosi e cattivissimi, e le persone vive che si nascondevano in casa e dietro gli alberi ad osservare con terrore questa scena raccapricciante.
Ricordo che la maestra mi mandò in giro per le classi a mostrare il mio disegno così simpatico.
Probabilmente oggi verrei segnalata a qualche psicologo.
Ora, quando io ero piccola di certo non si festeggiava Halloween, al massimo si studiava l’evento con la maestra di inglese che ci faceva disegnare le zucche e ci faceva imparare la filastrocca “trick or treat”. Finiva lì.
La vera festa era quella così macabra ed eccitante di cui parlavo all’inizio: il giorno dei morti, o più semplicemente I MORTI.
Cosa si faceva il primo novembre (e presumo si faccia ancora)? Si andava in cimitero.
Voi sapete che adoro i cimiteri, mi sono sempre piaciuti, quindi per me era si trattava di un pomeriggio stupendo e divertente.
Mentre camminavo per i viali affollatissimi di gente viva, immaginavo – al contrario della leggenda che ci aveva raccontato la maestra – che gli spiriti dei morti camminassero tra le persone, visibilissimi e insospettabili.
Il mio passatempo preferito, quindi, (oltre a leggere le lapidi vecchie a guardare le foto e a cercare defunti diciamo insoliti: famosi, giovani, bambine, suore…) era cercare di capire quali fossero i fantasmi: mi fissavo su quelli particolarmente pallidi, sulle persone sole e su quelle che apparentemente giravano senza meta e semplicemente osservavano i passanti.
Al termine del pomeriggio, tappa fissa era a casa della nonna Isetta, che preparava la patata americana e, occasionalmente, il vin brulè.
La festa dei morti mi piaceva, mi è sempre piaciuta perché era un giorno naturalmente malinconico ma anche interessante e istruttivo.
Amanda Palmer: I just can’t explain how good it feels.
Lo scorso weekend è iniziato martedì mattina quando sono atterrata a Londra per passare un paio di giorni con miei amici/nuoker Meg e Memmo.
Ho sempre una leggera paura di volare ma fortunatamente questi orari sovrumani della easyjet mi permettono di crollare addormentata con disinvoltura e bava alla bocca e di non accorgermi praticamente del pericolo mortale a cui mi sottopongo con cieco coraggio.
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La mia sfida autunnale: disconnessione
Ho appena letto il risultato della “sfida autunnale” di Joanna Goddard, l’autrice di un blog (A cup of Jo) che vi consiglio caldamente di leggere.
My Stockholm
Eh va bene…sono passati quasi due mesi, ma io procrastino.