L’infedele (M. Serao)

L’infedele (M. Serao)

A causa Grazie al Kindle, a questo punto è diventato davvero difficile stare dietro a tutte le mie letture.
Leggo molto più di prima e purtroppo non ho il tempo materiale di scrivere recensioni puntuali. Per essere comunque sempre aggiornati, guardate la mia pagina Anobii: lì troverete una libreria virtuale completa e aggiornata e soprattutto potrete dare un’occhiata alla mia “lista dei desideri”, qualora vi venisse in mente di farmi un regalo. 🙂

Ma passiamo alle cose importanti: “L’infedele”, cioè il libro di Matilde Serao che vi voglio raccontare oggi.

Matilde Serao

Ecco un altro inestimabile pregio del Kindle: ti fa scoprire gli autori. Questo libro prezioso l’ho scaricato solo perché era gratuito (e sì, sono avida) ed è finita che me ne sono innamorata. Non sto neanche a dirvi che mi sono già segnata tutte le altre opere di Matilde Serao per il futuro. E per chi non conoscesse la storia di questa donna straordinaria, ecco qui la sua biografia.
Si tratta di una raccolta di racconti (oh, come mi piacciono i racconti brevi) su quattro diversi tipi d’amore, mai scontati, mai banali e con un lessico di fine ‘800 che fa venire le lagrime di giuoia.
Questo libro è delizioso, fa scoprire sentimenti sconosciuti e un galateo ormai obsoleto ma terribilmente affascinante. Consigliatissimo.

L’infedele
C’è Paolo Herz (“cuore” in tedesco, non la trovare una scelta squisita e geniale?), che giura di amare per sempre la spietata Luisa Cima che l’ha lasciato, e poi tradisce questa promessa con Chérie per poi alla fine rendersi conto dell’errore e lasciarla a sua volta.
Tutto ciò, in un crescendo di pentimenti e rimorsi assurdi e paradossali: Paolo non solo è stato lasciato da quella p*** di Luisa, ma si sente in colpa per aver trovato una nuova felicità in Chérie a causa della promessa fatta all’inizio della novella. Incredibile, rétro e terribilmente doloroso, ma caro Paolo, diciamocelo, nessuno ti obbligava e sei stato un po’ troppo drammatico.
∼Le anime sentimentali sono destinate alle lunghe e tenaci sofferenze, quasi sempre inutili e quasi sempre incapaci di ispirare pietà.∼
∼Bisogna sempre partire subito, quando si vuol andar via. Se si ritarda, si
resta.∼

Dissidio
Un lungo dialogo tra due stupidi che si amano ma non hanno coraggio di confessarselo ufficialmente. Tutto un tira e molla di commoventi “Mi ami?” “Non posso saperlo” (non vi ricorda una famosa pubblicità di un po’ di anni fa…?) che porta infine a un addio piuttosto freddo. Questo è il racconto che mi è piaciuto di meno perché mi ha fatto venir voglia di prendere a schiaffi i due protagonisti (Massimo e Maria)
∼Vi è una fatalità che lega segretamente le persone che si debbono amare, che si debbono appartenere […] e vale la pena di rischiare tutte le infelicità, tutti i dolori per un poco di amore, con quella tale persona, tanto desiderata, tanto invocata; sentendo che non si deve morire, senz’aver gustato a quel tale amore che si è troppo sognato e troppo respinto.∼

L’attesa
Un uomo aspetta una donna in un albergo, si tormenta, si immagina che lei non verrà. Pensa che il treno sarà in ritardo oppure che per qualche motivo lei non avrà modo di raggiungerlo. Quest’uomo entra in una spirale di tremenda paranoia, lei alla fine lei arriva e lui…si inebria del profumo dei suoi guanti.
∼Sogghigniamo e diciamo pure che la vita nella sua più alta espressione, che è l’amore, non è che un vano e miserabile sogno.∼

Zig-Zag
Il mio preferito in assoluto. Signore e signori, questa novella è un capolavoro. Ecco perché mi dilungherò.
Un signore passa in rassegna i cimeli d’amore contenuti in due cassetti segreti -e quasi sempre chiusi- della sua scrivania.
∼Il curioso signore apre assai raramente i due musei dell’amore; bisogna che egli si trovi in una di quelle lunghe giornate di pioggia autunnale, senza voglia di fare nulla di bene o male, senza desiderio di vivere: o in una di quelle dolci notti solitarie e insonni, fervide di fantasmi nell’anima: o in qualche minuto di convulsione spirituale, in cui tutto nel presente può dare la disperazione e solo il passato può dare la calma.∼
Il primo cassetto contiene i ricordi d’amore delle donne che lui ha amato, non corrisposto: una cintura di seta rubata ad un’amica della madre; un fazzolettino di battista ricamato con “un B lungo e sottile” di una donna della quale era confidente di pene d’amore provate per un altro; una fotografia sbiadita raffigurante una ragazza vestita in maschera che fu l’amante di quel signore, senza mai provare per lui alcun sentimento.
male atroce di cui aveva sofferto e di cui ogni tanto soffriva ancora, non per la donna, che aveva obliata, ma per l’amore che era stato respinto, offeso, ferito mortalmente. Le ferite dolgono pure quando sono guarite
Il secondo cassetto contiene, al contrario, i cimeli delle donne che hanno amato, non corrisposte, il protagonista della nostra storia: un crocifisso d’argento “consunto dai mistici baci di una pura bocca orante” di una fanciulla tanto innamorata dell’ignaro Carlo (questo il suo nome) da morire nella disperazione di non riuscire a confessare il suo sentimento; un paio di forbici da ricamo appartenenti ad una donna brutta, pazza e ossessionata (una che oggi definiremmo una stalker) che pur di dimostrare il suo amore arriva a servirsi di quelle forbici per tagliarsi i capelli, “la sola bellezza che possedesse”; infine un fascio di lettere “minutamente scritte, con una calligrafia lieve e volante, che pareva riempisse di alucce il foglio”, inviate da una donna misteriosa.

La rassegna di cimeli si conclude con un’amara constatazione:
∼Infine egli aveva molto amato: e molto era stato amato. Ma non era stato corrisposto mai: e mai aveva corrisposto. Non è curioso, ciò? Forse, non è neppure curioso∼

Credetemi, fidatevi. Questo libro è un gioiello prezioso, ma un gioiello del secolo scorso: un anello complicato con una pietra molto scura circondata da diamanti oppure un delicato cammeo raffigurante il profilo di una delle donne di questa raccolta. Un cammeo avvolto in una cintura di seta profumata, ritrovato in un cassetto sempre chiuso a chiave.

10 e lode.

La lista del venerdì #1

La lista del venerdì #1

Questo è un esperimento neanche troppo originale.

Vi ho già detto che ho un problema: accumulo le cose belle e interessanti, me le segno, mi salvo le pagine, metto le stelline su twitter e poi…me ne dimentico. 

Sono disordinata: ho mille bozze nella mail con elenchi di link che prima o poi leggerò e ho scaricato numerosi programmi per salvare velocemente le pagine di interesse  che non uso perché li trovo incomprensibili.

Ma non c’è niente da fare. O non li leggo, oppure mi viene l’ansia e li cancello perché sono troppi.

Ecco quindi perché ho deciso di aprire questa rubrica.
Adesso…rubrica. I soliti paroloni esagerati.

Diciamo che cercherò, ogni venerdì, di stilare un piccolo elenco di quello che mi è piaciuto durante la settimana.
Eccolo qui (ma non preoccupatevi che poi vi metto anche i link).

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Il pony che balla sulla spiaggia

Il cane che russa come Paperino

Meravigliosi racconti (in inglese) su New York

Le bamboline di Girls: le ragazze e i ragazzi

Le illustrazioni di Denslow (e ricordiamoci che “Il mago di Oz è stato il mio PRIMO libro!)

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Kerouac is a hero

Kerouac is a hero

The only people for me are the mad ones, the ones who are mad to live, mad to talk, mad to be saved, desirous of everything at the same time, the ones who never yawn or say a commonplace thing, but burn, burn, burn, like fabulous yellow Roman candles exploding like spiders across the stars, and in the middle, you see the blue center-light pop, and everybody goes “Awww…!” Read more

Central Park (A. Blauner)

Central Park (A. Blauner)

Con il passare degli anni, assomiglio sempre di più a un cane. Mi fido delle prime impressioni che ho sulle persone, evito chi mi manda vibrazioni cattive (i cani ringhiano se capiscono che qualcuno ha paura di loro, no?), sono molto attratta dalla possibilità di abbaiare e vorrei davvero provare l’ebbrezza di scodinzolare, almeno per una volta.
Quando, poi, vedo acqua, neve o foglie secche…basta. Non capisco più niente.
Devo interagire, correre, saltellare. Esattamente come un cane.

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Sono andata a New York per la prima -e per il momento unica- volta alla fine dell’autunno del 2011.

Sì: autunno.

Autunno.

Milioni di foglie secche, ovunque.

Central Park.

E a Central Park ho corso, ballato tra le foglie rosse che cadevano come coriandoli, girato su me stessa…proprio come un cane.
E sì, metaforicamente ho scodinzolato parecchio.
(mentre Alessio faceva finta di non conoscermi)

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Anche questo libro mi ha fatto scodinzolare.

Una raccolta di racconti su Central Park di alcuni tra i miei scrittori contemporanei preferiti (curata da Andrew Blauner).
Segreti, luoghi nascosti, notti trascorse sotto un cespuglio, vari incontri con Jacqueline Kennedy intorno al lago che, dopo la sua morte, ne prese il nome. Il mistero delle paperelle che d’inverno non si sa dove vadano a finire, come si chiedeva il protagonista di uno dei libri del mio sacro scaffale d’oro (“Il giovane Holden”).
Racconti ambientati prima della guerra, concerti memorabili, tremendi delitti, le tartarughe che si lasciano prendere (sono in realtà tartarughe domestiche abbandonate e cresciute troppo), la storia commovente di un ragazzo (Ben Dolnick) che fa amicizia con una capra dello zoo.
E poi, la consacrazione: la storia meravigliosa di Jonathan Safran Foer, di cui vi riporto la mia parte preferita.

The boy asked the girl to say “I love you” into her can, giving her no futher explanation [si riferisce ai barattoli con il filo che i bambini usano per comunicare a distanza].
And she didn’t ask for any, or say, “That’s silly” or “We’re too young for love” or even suggest that she was saying “I love you” because he asked her to. Her words traveled the yo-yo, the doll, the diary, the necklace, the quilt, the clothesline, the birthday present, the harp, the tea bag, the table lamp, the tennis racket, the hem of the skirt he one day should have pulled from her body [tutto quello che avevano usato come “cavo” per i barattoli].
The boy covered his can with a lid, removed it from the string, and put her love for him on a shelf in his closet. Of course, he could never open the can, because then he would lose his contents.
It was enough just to know that it was there.

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