Kansas – “A sangue freddo” (Truman Capote)

Kansas – “A sangue freddo” (Truman Capote)

I suoi tatuaggi, sebbene meno numerosi di quelli del compagno, erano più elaborati: non l’opera di personale esecuzione del dilettante, ma l’arte perfezionata dei maestri di Honolulu e di Yokohama. Sul bicipite destro era tatuato COOKIE, il nome di un’infermiera con cui aveva stretto amicizia quando era stato in ospedale. Una tigre dalla pelliccia blu, gli occhi arancio e le fauci scarlatte, ringhiava sul bicipite sinistro; un serpente dalle mascelle spalancate, attorcigliato attorno a un pugnale, gli percorreva l’avambraccio; e in altri punti baluginavano teschi, si profilavano pietre tombali, fioriva un crisantemo.

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Portraits of Family Found Murdered

 

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Illinois – “Antologia di Spoon River” (Edgar Lee Masters)

Illinois – “Antologia di Spoon River” (Edgar Lee Masters)

Dorcas Gustine

Non ero amato da quelli del villaggio,
ma tutto perché non avevo peli sulla lingua,
e affrontavo chi m’insultava
con una protesta diretta, senza nascondere o nutrire
segreti rancori o rammarichi.
È molto lodato il gesto di quel ragazzo spartano,
che nascose il lupo sotto il mantello,
e si lasciò divorare, senza un lamento.
È più coraggioso, credo, strapparsi il lupo di dosso
e combatterlo apertamente, magari per strada,
tra polvere e urla di dolore.
La lingua sarà forse un organo ribelle –
ma il silenzio avvelena l’anima.
Mi biasimi chi vuole – io sono contento.

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Mississippi – “Altre voci, altre stanze” (Truman Capote)

Mississippi – “Altre voci, altre stanze” (Truman Capote)

Miss Wisteria gli era così vicina che sentiva l’odore rancido del suo abito di seta molle d’acqua e spiegazzato. I ricci si erano sfatti, il piccolo diadema era scivolato per traverso, la sciarpa gialla lasciava colare sul pavimento il suo colore. “Piccolo,” ella disse, facendo scorrere il raggio della lampada sopra le pareti cadenti dove la sua figuretta si confondeva con le ombre delle cose in fuga. “Piccolo,” disse, e la rassegnazione della sua voce ne intensificava il pathos. Ma Joel non osò mostrarsi, perché non poteva darle quello che ella voleva: il suo amore era sotto terra, frantumato e immobile, con fiori appassiti al posto degli occhi, e muschio sulle labbra, il suo amore era lontano a nutrirsi di pioggia, e i gigli fiorivano sulla sua rovina. Arretrando, ella salì le scale, e Joel, che udiva i suoi passi al piano superiore, mentre, nel suo bisogno di lui, lo andava cercando nella giungla delle stanze, sentì per se stesso un disprezzo feroce: che cos’era il suo terrore in confronto a quello di Miss Wisteria? Egli aveva una stanza, aveva un letto, in qualunque momento avrebbe potuto fuggire di lì, raggiungerli. Ma per Miss Wisteria, che piangeva perché i bambini sarebbero diventati grandi, ci sarebbe sempre stato quel viaggio attraverso le stanze morte, finché in un giorno solitario ella avrebbe trovato colei che sta nascosta sorridente con il coltello.

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Freedom Riders At Airport

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Freedom Riders In Waiting Room

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Lo scaffale d’oro di Tamara

Lo scaffale d’oro di Tamara

Io e il mio blog stiamo attraversando la crisi del settimo anno (fa niente che lui sia nato “solo” cinque anni fa ok?) e la colpa è solo mia.
Lui è sempre qui che mi aspetta e io lo tratto male, lo ignoro. Ci scrivo un po’ promettendogli che sono tornata e poi scompaio per settimane senza farmi sentire.
Non va bene.

Oggi, caro blog, ti giuro che non ti lascio più. E per dimostrarti le mie buonissime intenzioni, ti regalo un bellissimo scaffale d’oro. Va bene? Non litighiamo più!

Lo scaffale in questione è quello di Tamara, una mia twittamica -che è una parola brutta che però mi piace lo stesso- autrice di Citazionisti Avanguardisti e collaboratrice di Rivista Inutile. (Ricordate? Ci avevo scritto anch’io tempo fa)

Lei si descrive così:
Pur essendo dotata di una bellezza folgorante, continuo a puntare sul fascino della mente. Leggo più di quanto scrivo, ma meno di quanto parlo. Una volta ho visto la Madonna, ma l’ho scambiata per David Bowie. Sono segretamente fidanzata con uno scrittore morto.

Ecco i suoi libri -con citazione- e la foto della libreria Giufà di Roma, il suo luogo dell’anima.

“Perciò veniamo bene nelle fotografie”, Francesco Targhetta

[…] “troppe cose rimaste nelle tasche,/ troppe pagine riempite da ignoti,/ e quell’imbarazzo cretino di chi/ sul più bello ha scelto il silenzio,/ i sottovuoti.”

“Zazie nel metrò”, Raymond Queneau

“- Allora, ti sei divertita?
– Così.
– L’hai visto, il metrò?
– No.
– E allora, che cosa hai fatto?
– Sono invecchiata.”

“I fratelli Karamazov”, Fedor Dostoevskij

“Ecco il guaio dov’è: è che tutto, a questo mondo, è un enigma! E quando m’è capitato di ingolfarmi proprio nella più nera infamia del vizio (e a me, solo questo è capitato), ogni volta mi veniva fatto di ricorrere a questa poesia su Cerere e il genere umano. Mi giustificava forse? Mai più! Il fatto è che io sono un Karamazov.”

“Papà tatuato”, Nesquens-Mora

“Quando ero più piccolo credevo che il compito di sistemare la luna in cielo toccasse a mio padre. Ora so che non è così. So che si limita, nelle notti in cui è lontano, a metterci qualche stella.”

“Le mille e una notte”, AA.VV.

“Il sultano delle Indie non poteva non ammirare la memoria prodigiosa della sultana, sua sposa, che ogni notte gli procurava nuovo divertimento con tanti racconti diversi..”

“Fiesta”, Ernest Hemingway

“Pensai di aver già pagato tutto. Non come paga e paga e paga una donna.Nessuna idea di giusta punizione o di castigo. Un mero scambio di valori. Tu davi qualcosa e ricevevi qualcos’altro. O lavoravi per qualcosa. In un modo o nell’altro pagavi per quello che ti capitava di buono.”

“E così vorresti fare lo scrittore?”, Charles Bukowski

“la cinghia colpì/ di nuovo/ e allora capii perché/ avrei voluto/ volare… volare/ attraverso i muri,/volare/ direttamente fuori dalla/ finestra,/ in qualsiasi posto pur di non essere/ lì.

“La campana di vetro”, Sylvia Plath

“Mi misi a elencare le cose che non sapevo fare.”

“La scopa del sistema”, David Foster Wallace

“Molte ragazze davvero belle hanno dei piedi davvero brutti e Mindy Metalman non fa eccezione, pensa Lenore, all’improvviso.”

“Moby Dick o la balena”, Herman Melville

“Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o puntidenari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo.”

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