Lo scaffale d’oro di Tamara

Lo scaffale d’oro di Tamara

Io e il mio blog stiamo attraversando la crisi del settimo anno (fa niente che lui sia nato “solo” cinque anni fa ok?) e la colpa è solo mia.
Lui è sempre qui che mi aspetta e io lo tratto male, lo ignoro. Ci scrivo un po’ promettendogli che sono tornata e poi scompaio per settimane senza farmi sentire.
Non va bene.

Oggi, caro blog, ti giuro che non ti lascio più. E per dimostrarti le mie buonissime intenzioni, ti regalo un bellissimo scaffale d’oro. Va bene? Non litighiamo più!

Lo scaffale in questione è quello di Tamara, una mia twittamica -che è una parola brutta che però mi piace lo stesso- autrice di Citazionisti Avanguardisti e collaboratrice di Rivista Inutile. (Ricordate? Ci avevo scritto anch’io tempo fa)

Lei si descrive così:
Pur essendo dotata di una bellezza folgorante, continuo a puntare sul fascino della mente. Leggo più di quanto scrivo, ma meno di quanto parlo. Una volta ho visto la Madonna, ma l’ho scambiata per David Bowie. Sono segretamente fidanzata con uno scrittore morto.

Ecco i suoi libri -con citazione- e la foto della libreria Giufà di Roma, il suo luogo dell’anima.

“Perciò veniamo bene nelle fotografie”, Francesco Targhetta

[…] “troppe cose rimaste nelle tasche,/ troppe pagine riempite da ignoti,/ e quell’imbarazzo cretino di chi/ sul più bello ha scelto il silenzio,/ i sottovuoti.”

“Zazie nel metrò”, Raymond Queneau

“- Allora, ti sei divertita?
– Così.
– L’hai visto, il metrò?
– No.
– E allora, che cosa hai fatto?
– Sono invecchiata.”

“I fratelli Karamazov”, Fedor Dostoevskij

“Ecco il guaio dov’è: è che tutto, a questo mondo, è un enigma! E quando m’è capitato di ingolfarmi proprio nella più nera infamia del vizio (e a me, solo questo è capitato), ogni volta mi veniva fatto di ricorrere a questa poesia su Cerere e il genere umano. Mi giustificava forse? Mai più! Il fatto è che io sono un Karamazov.”

“Papà tatuato”, Nesquens-Mora

“Quando ero più piccolo credevo che il compito di sistemare la luna in cielo toccasse a mio padre. Ora so che non è così. So che si limita, nelle notti in cui è lontano, a metterci qualche stella.”

“Le mille e una notte”, AA.VV.

“Il sultano delle Indie non poteva non ammirare la memoria prodigiosa della sultana, sua sposa, che ogni notte gli procurava nuovo divertimento con tanti racconti diversi..”

“Fiesta”, Ernest Hemingway

“Pensai di aver già pagato tutto. Non come paga e paga e paga una donna.Nessuna idea di giusta punizione o di castigo. Un mero scambio di valori. Tu davi qualcosa e ricevevi qualcos’altro. O lavoravi per qualcosa. In un modo o nell’altro pagavi per quello che ti capitava di buono.”

“E così vorresti fare lo scrittore?”, Charles Bukowski

“la cinghia colpì/ di nuovo/ e allora capii perché/ avrei voluto/ volare… volare/ attraverso i muri,/volare/ direttamente fuori dalla/ finestra,/ in qualsiasi posto pur di non essere/ lì.

“La campana di vetro”, Sylvia Plath

“Mi misi a elencare le cose che non sapevo fare.”

“La scopa del sistema”, David Foster Wallace

“Molte ragazze davvero belle hanno dei piedi davvero brutti e Mindy Metalman non fa eccezione, pensa Lenore, all’improvviso.”

“Moby Dick o la balena”, Herman Melville

“Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o puntidenari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo.”

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Lo scaffale d’oro di Meg

Lo scaffale d’oro di Meg

Eccomi! Eccomi!

Dove sono stata? Che cos’ho fatto? Perché sono sparita?
Sono andata al mare e non mi sono abbronzata (occhiali da sole e faccia nel libro) e ho partecipato al Nuok meeting. Inutile dire che la testa era ovunque tranne che nel computer!
Le vacanze vere e proprie devono ancora cominciare: ho deciso con parere indubitabile che l’Italia è -esteticamente- il paese più bello del mondo e tra un paio di settimane inizio a girarmela in lungo e in largo, andando a visitare dei posti che non ho mai visto. Sono particolarmente emozionata, poi, per un certo colle dove andrò anch’io a perdermi con il pensiero…avete capito? Dai che è facile!

Ma basta chiacchierare. Si parla di ritorni e bisogna tornare col botto.
Ecco lo scaffale d’oro specialissimo di Meg, nuoker di Londra, designer, e creatrice del progetto Apricot Juice a cui vi consiglio vivamente di dare un’occhiata!

1. La cura Schopenhauer – Irvin Yalom
2. Lezioni Americane – Italo Calvino
3. Il castello dei destini incrociati – Italo Calvino
4. L’impero dei segni – Roland Barthes
5. Crolli – Marco Belpoliti
6. La città della gioia – Dominique Lapierre
7. Cronaca di una morte annunciata – Gabriel Garcia Marquez
8. Le leggi della semplicità – John Maeda
9. La vita istruzioni per l’uso – George Perec
10. Un altro giro di giostra – Tiziano Terzani

E questo qui sotto è un progetto che Meg ha presentato appena uscita dall’Accademia di Rimini: una libreria con i libri suddivisi per categorie e con lo spazio per le nuove letture! Che bellezza!

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Goodbye Berlin (Friday I’m in love: special edition)

Goodbye Berlin (Friday I’m in love: special edition)

Ci siamo.
Il conto alla rovescia dell’ultimissima settimana è iniziato questa notte, proprio mentre salutavamo alcuni amici speciali che erano venuti a casa nostra per augurarci buona fortuna e per bere l’ultima Berliner con noi.

Eccoci qui. È strano, eh.
La nostra casa blupavone ormai è semivuota e noi siamo un bel po’ malinconici ora che abbiamo iniziato a dire addio per davvero.
Berlino, poi, è stranamente torrida e immobile e sembra che ci stia osservando per capire che cosa abbiamo intenzione di fare.

Quasi tre anni fa (quando, cioè, la maggior parte di noi era appena arrivata in questa strana città), su un balcone affacciato su Prenzlauer Allee, abbiamo iniziato a urlare al traffico della notte “BERLINOOOO!!!! QUANTO CI TERRAI QUIII?”.
Ieri ci siamo ricordati di questo episodio. E il cerchio si è chiuso.

Due anni. Sei mesi. E venti giorni.

Sono felice perché è stato bello, tutto qui. E sono triste per lo stesso motivo.
Ieri, tra la confusione e le risate di tutte queste persone speciali che si sono affollate nel nostro salotto bollente solo per venire a salutarci, io per un attimo mi sono isolata e ho osservato la scena appoggiata allo stipite della porta. Ho guardato ognuno di loro e, in silenzio, ho ringraziato tutti per aver costruito la meravigliosa Berlino che ho vissuto, che abbiamo vissuto assieme.

Quando poi li saluti, forse per sempre, e quel pugno di sabbia torna e ti gratta la gola, ti dici che sei stata tu a decidere così. Che è la vita di chi ha deciso di viaggiare, che è successo e succederà di nuovo. Che ti fa invecchiare prima ma che non ci puoi fare proprio niente, se non portare con te quella sensazione di gratitudine e ricordarti che Berlino non sarà mai più così bella.

La mia amica Elena (compagna di avventura in Nuova Zelanda) qualche settimana fa ha scritto una lista di tutte le cose che le mancheranno della sua Stoccolma. E voi sapete che adoro le liste.

Quale momento migliore?

Ciao Berlino, ecco cosa mi mancherà di te:

-i dieci minuti solo miei che mi servono per attraversare il Volkspark di mattina presto e al tramonto, quando non c’è niente e nessuno tranne vento fresco e sole tra gli alberi;
-i pranzi sul molo vicino all’ufficio con i piedi a pelo d’acqua;
-la mia parete blu pavone;
-camminare per le strade e pensare che anche il tuo bisnonno lo aveva fatto più di sessant’anni fa, in cerca di fortuna come te;
Happy (e la sua mamma e il suo papà);
-il signore turco del panificio che cerca sempre di insegnarmi qualche parola di tedesco;
-le birrette sull’argine “vicino al barcone abbandonato”;
-Ametz -qui sotto- (e il suo papà);
-il tramonto di Stralau;
-il cimitero senza nome vicino a casa;
-il tram numero 10;
-le passeggiate interminabili che “è da due anni che stiamo qui e questa strada non l’avevo mai fatta”;
-i supermercati vegani;
-le bellissime cameriere del nostro ristorante indiano preferito. Anche se fanno gli occhi dolci a Alessio;
-la neve che non avevo mai visto (se non in montagna) prima di venire qui;
-il campanello vintage sulla porta di casa;
-la colomba che viene ogni mattina e ogni sera a mangiare sul mio balcone;
-Ich spreche ein bisschen Deutsch…but I’m learning!
-il supermercato aperto fino a mezzanotte;
-Andy, il parrucchiere australiano;
-il sole fino alle dieci di sera;
-tutte le mie librerie preferite;
-scoprire di aver abitato per un anno nello stesso condominio di un rapper famoso;
-la famiglia di ubriaconi buoni che “vive” nel nostro thai preferito perché la birra costa poco. Lui, tenero e buffo con il suo gilet giallo, che una volta mi ha raccontato -in inglese- che durante la guerra faceva il soldato in Italia;
-le stolpersteine che ad ogni angolo ti raccontano pezzi della tragica storia di questa città;
-le mie maestre di Yoga;
-il ristorantino vegetariano vicino all’ufficio dove non ordino neanche più perché sanno che prendo sempre le polpettine di soya;
-la torre dell’acqua e il suo magico parco sopraelevato;
-i tedeschi che fanno sempre “mh mhhh”;
-tutte le persone che mi hanno insegnato qualcosa;
-la birra che costa meno dell’acqua che “tanto a me la birra neanche piace”. E invece…

E tutte le persone speciali che erano con me ieri sera. Ma loro mica me li lascio scappare.

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Lo scaffale d’oro di Samantha

Lo scaffale d’oro di Samantha

E anche questa settimana ci siamo arrivati ed è il turno di uno scaffale speciale, quello di Samantha.

Samantha era una nuoker (una delle più brave, non me ne vogliano gli altri) ed è così che ci siamo conosciute.
I suoi articoli sulla New York nascosta e misteriosa ancora me li rileggo con piacere. E fatelo anche voi, è un ordine.
Samantha ha un cane meraviglioso e buffo che si chiama Giorgio.
E, soprattutto, Samantha è stata la prima ad intervistarmi subito dopo l’uscita del mio libro e, di conseguenza, una delle  prime a ricevere una copia nuova di zecca, ancora profumata di tipografia (mi ricordo ancora la soddisfazione di andare in posta e chiedere il “piego di libri” o come cavolo si chiama).

Non l’ho ancora mai vista di persona ma rimedierò prima di andare tra gli abitanti del New Zealand.

Ecco che cosa ci dice Samantha dei suoi libri:

Non sono per forza i miei preferiti, sono però quelli che ho letto con tanto affetto, perchè mi hanno insegnato qualcosa (Terzani), o perché li ho letti in un periodo particolare della mia vita (Plath), o perché hanno segnato un grande cambiamento (come Foer). Oppure perchè semplicemente quando li leggi devi fermarti un attimo di fronte a tanta grazia e talento nello scrivere e sospirare “mamma mia”. 

“Le Correzioni” Jonathan Franzen
“Vuoi star zitta per favore?” Raymond Carver
“Il sogno di mia madre” Alice Munro
“Un altro giro di giostra” Tiziano Terzani
“Se niente importa” Jonathan Safran Foer
“La campana di vetro” Sylvia Plath
“Denti Bianchi” Zadie Smith
“La vita dopo Dio” Douglas Coupland

La foto è un omaggio ai libri e a Marco, il mio fidanzato, che ha dedicato 20 anni allo skate.

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Lo scaffale d’oro di Giulia

Lo scaffale d’oro di Giulia

Ecco Giulia!
Le nostre strade si sono incrociate per caso qualche mese fa e sì, io e Giulia abbiamo tante cose in comune. Oltre al nome.
Giulia è il nome più diffuso degli anni ’80 italiani, l’ho stabilito.

Io e Giulia abbiamo paura di volare (e ci scambiamo consigli e esperienze), amiamo i cani e preferiamo rimanere a casa a leggere piuttosto che uscire al freddo o -ancora peggio- entrare in un locale pieno di gente e fumo. Brrr.

Insomma, questa Giulia non mi poteva che essere molto simpatica. Ecco perché ho deciso di affidarle l’ultima pianta sopravvissuta al mio pollice nero distruttore.
E (serve dirlo?) i nostri scaffali d’oro hanno un sacco di affinità!

Lasciamole la parola, qui c’è una Giulia che parla già abbastanza.

MI piacciono le parole, i cani, il guacamole, la bicicletta, i canali, il sole sulla pelle, la musica, il camino, le castagne, la radio, il vino rosso, il profumo dello smalto e della benzina, il rumore del phon. Sono di Aprilia, vicino Roma, amo viaggiare e vivo a Berlino con il mio ragazzo da un anno e mezzo, dove lavoro e cerco di migliorare il mio tedesco con una tecnica sperimentale tutta nuova: l’osmosi… provare per credere!

Amabili resti, Alice Sebold
Grazie a questo romanzo, all’età di 16 anni, ho pianto per la prima volta a “causa” di un libro, accorgendomi della forza che hanno le parole: suscitare emozioni inimmaginabili.
La somma dei giorni, Isabel Allende
Fantastico diario di famiglia dedicato dalla Allende alla figlia Paula, morta qualche anno prima. Attraverso queste pagine si entra a far parte delle vicissitudine della famiglia Allende, famiglia patchwork in cui la potenza di ogni singolo personaggio ti ispira uno stile di vita.

La coscienza di Zeno, Italo Svevo
Il viaggio dentro se stessi è il regalo più bello che ci si possa fare: sfida, autocoscienza e felicità.

Il giovane Holden, Jerome David Salinger
Quei “vattelapesca”, al secondo del contesto, riescono a declinare ogni sfumatura della personalità del protagonista.

Alice nel paese delle meraviglie, Lewis Carrol
Il fantastico mondo dell’irrealtà e del viaggio: la vera esperienza della vita.

Il barone rampante, Italo Calvino
A 14 anni, grazie a questo libro, ho imparato che l’ostinazione e la forza di volontà erano virtù buone di cui andare fiera!

Uno, nessuno, centomila, Luigi Pirandello
Perché alla fine è tutto relativo, non ci sono regole di comportamento, né cose giuste o sbagliate da fare: la realtà è proiettata dalla mente.

Canale Mussolini, Antonio Pennacchi
Ho vissuto attraverso il suo narrare la storia della mia origine, ricomposto un puzzle e metabolizzato il continuum temporale che mi ha portato fin qua.

Il piccolo principe, Antoine de Saint-Exupéry
L’ho letto in quarta elementare per la prima volta e poi più volte, ogni quanto ne sento il bisogno. Ogni lettura si presta ad una nuova interpretazione. Chiarezza, semplicità, essenza.

La rabbia e l’orgoglio, Oriana Fallaci
15 anni, da lì nasce la mia curiosità verso il giornalismo e l’analisi della società contemporanea.

libri

Coast to coast letterario

Coast to coast letterario

UPDATE del 23 agosto!
Proprio oggi, a due mesi dalla pubblicazione del post qui sotto, Andrea mi ha mandato una cartina già pronta con tutti i libri suddivisi per stato americano! Yuhuu! Sono pronta!
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Ieri mi è venuta un’idea geniale.
Lo so, non sta bene vantarsi ma io non sono certo modesta. E me ne vanto. Bella questa iperbole.

Insomma, ieri io e Alessio eravamo in tram diretti verso Kreuzberg e lui mi stava raccontando di questo cantante che aveva aperto uno studio di registrazione a Nashville. Da lì, abbiamo iniziato a parlare degli stati americani e abbiamo concordato che sarebbe bellissimo visitarli tutti, anche -e soprattutto- quelli di cui si parla poco. Tipo: l’Iowa. Che cosa c’è in Iowa? Io non ne ho idea, onestamente.

Allora ho iniziato a pensare, gli ingranaggi e le rotelline del mio cervello si sono messe in moto e, usufruendo della fonte di conoscenza che mi sta arrivando in questi giorni dalla lettura di “Viaggio americano” della mitica Fernanda Pivano, hanno prodotto l’idea favolosa di cui vi sto per parlare.

Voi lo sapete che amo profondamente la letteratura americana contemporanea, che non posso fare a meno di Fitzgerald e che da anni intrattengo un dialogo silenzioso con Hemingway perché non ho ancora capito se ci amiamo o ci odiamo (anche se il destino vorrebbe che ci volessimo bene), che Eugenides e Safran Foer fanno a botte per il podio del mio “scrittore americano vivente preferito”.
Quindi mi sono detta: visto che per ora di coast to coast reale non se ne può parlare (diciamo che la mia prossima meta sarà un tantino fuori mano), perché non visitare comunque tutti gli stati attraverso i libri?

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Per dirla con altre parole, ho deciso di iniziare questo progetto (chiamiamolo così, in realtà è un grande piacere personale ovviamente): scoprirò tutti gli stati americani -dal primo all’ultimo- leggendo un libro ambientato in ognuno di essi.
Un esempio: per il Kansas ho scelto “A sangue freddo” di Truman Capote. Lo scrittore è nato in Louisiana ed è vissuto a New York, ma il suo libro più famoso ripercorre le tappe di un caso di cronaca nera avvenuto appunto in Kansas. E io in questo caso voglio conoscere il Kansas.
E così via.

Stamattina mi sono messa a scrivere una lista…e non è mica così facile, sapete? (dell’Alaska chi ha scritto ad esempio?)

Alcuni stati sovrabbondano, di alcuni ho già letto moltissimi libri (che inserisco nella lista per comodità) ma per altri sono davvero in difficoltà.
Vi va di aiutarmi? Tendo a preferire scrittori americani ma non disdegno bellissimi libri di autori di altra nazionalità, purché siano ambientati negli stati che mi interessano.
Accetto tantissimi suggerimenti e consigli e non vedo l’ora di cominciare!

Ecco le prime scelte (la lista è in continuo divenire) :

Alabama – Il buio oltre la siepe (Harper Lee) ✔
Alaska – Nelle terre estreme (J. Krakauer) ✔
Arizona – Il bar delle grandi speranze (JR Moehringer) ✔
Arkansas – True Grit (Charles Portis)
California – Furore (John Steinbeck)
North Carolina
South Carolina – La vita segreta delle api (Sue Monk Kidd)
Colorado – The Shining (Stephen King) ✔
Connecticut – Revolutionary Road
North Dakota – The Horizontal World (Debra Marquart)
South Dakota – Looking For History on Highway 14 (John E. Miller)
Delaware – Fight Club (Chuck Palahniuk)
Florida (Isole Keys) – Il vecchio e il mare (E. Hemingway) ✔
Georgia – Il cuore è un cacciatore solitario (C. McCullers)
Hawaii – The descendants (K.H. Hemmings)
Idaho – Housekeeping (M. Robinson)
Illinois – Antologia di Spoon River (Edgar Lee Masters)
Indiana – Freckles/A Girl of the Limberlost (G. Stratton-Porter)
Iowa – I ponti di Madison County (R.J. Waller)
Kansas – A sangue freddo (Truman Capote) ✔
Kentucky – La capanna dello zio Tom (H. Beecher)
Louisiana – Una banda di idioti (J. Kennedy Toole)
Maine – Pet Sematary (Stephen King) ✔
Maryland – La ragazza dei cocktail (J.M. Cain)
Massachussets – “Walden ovvero Vita nei Boschi” (H.D.Thoreau)
Michigan (Detroit) – Middlesex (Jeffrey Eugenides)
Minnesota – L’estate senza uomini (S. Hustvedt)
Mississipi – Altre voci, altre stanze (Truman Capote)
Missouri – Stoner (John Williams) ✔
Montana
Nebraska
Nevada – Il Cardellino (Donna Tartt) 
New Hampshire – Una vedova per un anno (John Irving)
New Jersey – Pastorale Americana (Philip Roth)
New York (New York) – Molto forte incredibilmente vicino (Jonathan Safran Foer) ✔
New Mexico
Ohio
Oklahoma
Oregon – Qualcuno volò sul nido del cuculo (Ken Kesey)
Pennsylvania – Christine (Stephen King) ✔
Rhode Island
Tennessee
Texas – Non è un paese per vecchi (Cormac McCarthy) ✔
Utah – La colpa (Brian Evenson) ✔
Vermont – Dio di illusioni (Donna Tartt) ✔
Virginia
West Virginia
Washington
Wisconsin – L’arte di vivere in difesa ( Chad Harbach)
Wyoming – L’erba verde del Wyoming (Mary O’Hara)

Dai, aiutatemi!

Truman Capote by Irving Penn, 1965-773775

Friday I’m in love #15

Friday I’m in love #15

Scrivo la lista di questa settimana direttamente dal mio salotto blu pavone, seduta per terra, minacciata da valigie aperte, scatoloni, pile pericolanti di vestiti e sacchi di roba da buttare.
Sembra che sia passata una banda agenti segreti della CIA che, avendo bisogno di trovare quel microfilm trafugato al loro uomo in Russia, abbia deciso di svuotare cassetti e armadi e di lasciare tutto così. In alternativa, potrebbe benissimo essere scoppiata una bomba carta. Non so precisamente che cosa sia una bomba carta ma ne ho sentito parlare e, vista la quantità di libri presente in questa stanza, penso che possa prestarsi.

Che cosa sto combinando?
Ricordate che vi avevo anticipato un progettone di cui non potevo parlare? Ecco, finalmente il momento è arrivato. E adesso capirete anche perché, cosa strana per me, ho tenuto il segreto per tutti questi mesi.

Nel giro di una manciata di settimane, mi sono gettata anima e corpo nell’adempimento di questa “to do list”.

1) Chiedere un visto lavorativo per la Nuova Zelanda. Ottenerlo.
2) Prosciugare i miei risparmi per l’acquisto di un biglietto aereo per Auckland.
3) Licenziarmi.

Ero così piena di adrenalina che, adesso che ho fatto tutto, ho le ginocchia che fanno giacomo giacomo. Proprio come dopo l’esame di Diritto Internazionale all’Università.

E il bello -il viaggio, l’avventura, il brivido- deve ancora venire!

Per il momento, però, mi assaporo l’estasi del momento e auguro a tutti voi, almeno una volta nella vita, di avere la possibilità di LICENZIARVI.
Di chiedere un meeting con il vostro capo, di tirarvi anche un po’ per l’occasione (indossavo un vestito fuxia e i capelli mi stavano da dio), e di dire:
“No, non siamo qui per parlare di report. NO. Questo non è un meeting normale. Tra un mese vi lascio. E mi prendo tutte le ferie che ho avanzato. Ciao”

È veramente un’emozione forte.
Prendere la decisione è importante, certo, ma dirlo ufficialmente è un altro paio di maniche.

E qui sotto, potete vedere le prove di quella felicità liberatoria.
Assieme a me c’è Sol che, oltre ad essere felice per me, quel giorno si era anche vestita quasi uguale.

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E adesso? Cosa succede?

Beh, tralasciando la parte in cui devo traslocare e riempire questi scatoloni con criterio e senza perdere nulla per strada, per prima cosa -finalmente- non mi sentirete più sacramentare per il freddo berlinese! Siete un po’ contenti?

A ottobre volo dall’altra parte del mondo. (dopo un pit stop di due mesi in Italia…da qualche parte devo pur metterli tutti questi scatoloni, no?)
Sono fortunata, lo so.
Come? Vi state chiedendo se ci vado da sola?
Che dubbio sciocco…certo che no!
Questa volta avrò ben due complici: Alessio e Elena (autrice, tra l’altro, di questo “fuck it” qui sotto).

UPDATE:
Lo aggiungo anche se faceva parte de “Il bello deve ancora venire”: in Nuova Zelanda troverò anche la mia sorellona Martina che ormai vive lì da tanti anni! Chi più felice di me? Pastasciutte di mezzanotte per tutti!

FUCK IT! FUCK IT!
FUCK.
IT.

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Lo scaffale d’oro di Bianca

Lo scaffale d’oro di Bianca

Eccoci ai nostri scaffali d’oro massiccio!
Sarebbe bello, alla fine di questo progetto, incrociarli per scoprire chi ha più libri in comune…beh, non è escluso. Vedremo. (non lo farò mai)

Adesso lasciamo la parola a Bianca (e leggiamo anche il suo blog perché è bellissimo!)
Cara Giulia, 

eccoti il mio scaffale d’oro, i libri più amati, quelli che mi fanno sospirare, anche a distanza di anni, di alcune trame non ho più un ricordo preciso e puntuale ma ricordo sensazioni, immagini, tratti, sorrisi e strette allo stomaco. Il mio preferito in assoluto è Jane Eyre di Charlotte Brontë, l’unico libro che sia riuscito a farmi versare lacrime di emozione sincere e solitarie.

Cecità di José Saramago: il modo in cui rappresenta e colora di bianco l’indifferenza lo rende un romanzo unico ed imperdibile. Kitchen di Banana Yoshimoto: descrive con tratto delicato la perdita della famiglia, la scelta di ricrearne una basata su scelte non convenzionali. Sostiene Pereira di AntonioTabucchi anche grazie a questo libro ho fatto un viaggio a Lisbona portandomi dietro l’atmosfera decadente, calda e affascinante del libro di Tabucchi.

About a boy di Nick Hornby: adoro Nick Hornby e credo che questo sia il suo libro più bello, la costruzione di un rapporto a due basato su un equilibrio bizzarro, commovente ma anche divertente.
La versione di Barney di Mordecai Richler: mi ha fatto ridere di gusto e anche se l’ho letto più di dieci anni fa ogni volta che vedo un canadair giallo sorrido pensando a Barney.
La Sovrana Lettrice di Alan Bennet: amo Bennet, la sovrana lettrice mi ha regalato una manciata di simpatia per la regina Elisabetta ma soprattutto una passione spropositata per i Bibliobus: ogni volta che ne vedo uno, immagino incontri inaspettati e reali.
Mio amato Frank di Nancy Horan: la figura di Mamah mi è rimasta attaccata alla pelle e tra i pensieri.
Se questo è un uomo di Primo Levi, il libro che dovrebbero leggere tutti almeno una volta nella vita.
Delitto e Castigo di Fëdor Dostoevskij: un capolavoro. Punto.

Mi chiamo Bianca e non so mai come descrivermi. Sono una donna curiosa, spesso giro con la musica nelle orecchie e il naso all’insù per camminare a tempo e per allenare lo sguardo a non perdere mai nulla. Sospetto di avere l’orizzonte storto. Di solito non guardo mai i film tratti dai libri che amo e vivo di tante piccole contraddizioni.

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Lo scaffale d’oro di Alice

Lo scaffale d’oro di Alice

Oggi è il turno di Alice, la mamma di Nuok, la koala keeper, la creatrice Wowanderlust, un progetto che racconta le storie dei viaggiatori in tutto il mondo…Alice non si ferma mai!
Potrei raccontarvi qualcosa della sua vulcanica creatività, certo, ma non vi direi nulla di nuovo.
Sebbene non possa ancora parlarvi dettagliatamente di un progetto che prenderà forma nei prossimi mesi (giuro che se aspetto ancora un po’, esplodo in mille frammenti!), voglio anticipare una cosa: è stato anche grazie ad un articolo di Alice sulla sua avventura australiana tra koala e wombat se mi sono decisa: Alice mi ha ispirato e partecipato alla gragnuola di calci nel sedere che mi servivano per andare nella giusta direzione!

Ecco il suo scaffale d’oro!

“Le notti bianche” Fedor Dostoevskij
“Dialoghi” Seneca
“Trilogia della città di K” Agota Kristof
“Storie di cronocopios e di famas” Julio Cortázar
“Vite da pirati” Daniel Defoe
“Cattedrale” Raymond Carver
“Frammenti di un discorso amoroso” Roland Barthes
“Racconti dell’incubo” Guy de Maupassant
“In un paese bruciato dal sole” Bill Bryson
“L’arte” Juanjo Sáez

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30 anni il 30 giugno

30 anni il 30 giugno

C’è stato un momento, quando ero bambina, in cui ho invidiato tantissimo mia sorella Martina e mio cugino Michele.
Perché? Semplice: essendo nati rispettivamente il 12 gennaio e l’8 ottobre, entrambi avevano potuto festeggiare i loro compleanni nel giorno corrispondente alla loro età. Mi spiego: a un certo punto, la Martina ha compiuto 12 anni il 12 gennaio, e Michele ha compiuto 8 anni l’8 ottobre.
“Tu dovrai aspettare un bel po'” mi dicevano e io mi arrabbiavo perché ero certa che a 30 anni sarei stata vecchissima e nessuno si sarebbe mai ricordato di questo gioco.

E invece, eccoci qua. Forse la Martina e Michele non se ne ricordano, ma questa volta tocca a me: 30 anni il 30 giugno.


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1984: un vestitino azzurro (che mi aveva regalato il nonno Angelo) e le mani dentro la torta
1985: era già cominciata l’era dei codini
1986: da piccola ero timida e di questo non ci sono testimonianze. Probabilmente mi ero nascosta da qualche parte.
1987: festa all’asilo. Odiavo andare all’asilo e ricordo chiaramente di aver sputato sulla torta.
1988: la mia prima (e unica) festa a sorpresa: in vacanza con mia mamma a Montecarlo (o Monte Carlo?), mio papà inviò un fax all’albergo da recapitarmi in camera per farmi gli auguri…e l’albergo pensò bene di organizzare un festone nella sala ristorante! Bei momenti (anche per una bambina timida come me) malgrado nella foto ci sia una vecchia signora inquietante.
1989: mio papà voleva scattarmi una foto (con la mitica Polaroid) mentre soffiavo sulle candeline. Si era deciso che doveva darmi il “via”. La nonna Leda, in quel momento, era davanti all’inquadratura. “VIA!” le ha detto. E io ho soffiato a vuoto.
1990: grande festa con i compagni di classe. Distruzione taverna.
1991: bello compiere gli anni d’estate. Caccia al tesoro, nascondino e gavettoni!
1992: primo (di una lunga serie) compleanno imbarazzante festeggiato alla Proposta Estate sul palcoscenico davanti a tutti.
1993: ricordo di essermi addormentata sotto a un tavolo e di aver sbavato sul pavimento. No, non ero ubriaca, avevo dieci anni!
1994: compleanno tutto al femminile. A una certa età si usa così.

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1995: altro compleanno al femminile con bellissimo regalo (zainetto argentato che vorrei aver conservato)
1996: l’antisportiva aveva montato una rete per giocare a pallavolo. E poi, naturalmente, si era stufata ancora prima di cominciare.
1997: ultimo (fortunatamente) compleanno imbarazzante festeggiato alla Proposta Estate sul palcoscenico davanti a tutti
1998: mojiti in un bar molto squallido. (per chi conosce San Donà, il “Bombaso”…che forse non esiste più)
1999: Al ginnasio: compagna di classe quattordicenne vestita in modo totalmente inappropriato. (vestito lungo rosso).
2000: grande festa a casa, genitori assenti. Fermiamoci qui e ringraziamo tutti insieme la Martina (mia sorella).
2001: maggiorenne! Festa all’aperto con tempesta tropicale.
2002: compleanno durante la maturità. Stavo studiando “Edipo re” quando Riki e la Skizzo (che avevano già fatto l’orale) sono arrivati a casa mia con i fiori e il gelato. Poi, dopo il mio orale un paio di giorni dopo, siamo andati alla “Luna Nuova” a festeggiare con tramezzini e spritz.
2003: festa in giardino. Grande eccitazione per le torce antizanzare.
2004: avevo una maglietta con scritto “The happiest girl in the world” e usavo le Havaianas come calzature normali. Periodi.

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2005: esame di Diritto Internazionale (30) sostenuto il giorno precedente. What else?
2006: grande eccitazione per una partenza imminente. Due mesi da sola a Parigi. Grosso cambio di prospettive (in meglio)
2007: indossavo il vestito più bello del mondo!
2008: una settimana prima della laurea e tanta eccitazione per un’altra partenza. Parigi di nuovo ma questa volta con Alessio e senza nessuna idea per il ritorno.
2009: e invece…in treno valicando le Alpi: ho salutato Parigi all’alba e non l’ho ancora rivista (ma sapevo che mi sarei trasferita a Barcellona)
2010: ugh, compleanno buio. San Donà, dopo Parigi e dopo 6 mesi a Barcellona. Non ero decisamente soddisfatta.
2011: a Berlino, in un bar ungherese.
2012: Amburgo. Ve l’ho detto che è una città bellissima?

E per concludere questa carrellata (che, lo so, diverte più me che voi), un prezioso documento ritrovato, cito i miei genitori, “in una scatola di latta assieme ad alcune foto di noi da giovani”: l’estratto dell’archivio parrocchiale dove non solo c’è il mio nome, ma quello di molti altri miei amici d’infanzia (anche quello della mia compagna di classe vestita in modo inappropriato)! Vediamo chi si trova!

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