5. La seconda parte del fascicolo

(Il capitolo precedente)

E insomma, avevo scoperto che il bisnonno in meno di vent’anni si era sposato, era stato condannato per bigamia, era rimasto vedovo e poi si era risposato di nuovo. Il primo matrimonio in terra tedesca era stato annullato…e quella moglie rubiconda dov’era finita?

Tutto quello che le zelanti mani dei burocrati del consolato avevano annotato in seguito, riguardava M. S. (divorziata H. W.), la moglie “ufficiale”, quella nata a Londra nel 1913 e sposata in modo legale nel 1960, la stessa che in seguito il bisnonno portò addirittura in Italia a conoscere il resto della famiglia…abbandonata più di vent’anni prima.

Certo, la storia rimaneva piena di lacune e di errori temporali. I suoi figli si ricordavano un paio di visite in Italia in date e con persone che non coincidevano con quanto riportato nel famoso fascicolo.
Se da un lato, i carteggi erano costituiti per la maggior parte da richieste di aiuto e denaro, dall’altro tutti i parenti italiani ricordavano un uomo raffinato e benestante, che si prendeva il lusso di lunghe vacanze, che parlava uno strano misto di italiano e tedesco e che ancora cantava volentieri le arie liriche imparate dal cugino Beniamino Gigli.
Si sbagliavano?

Dove spariva il povero vecchio che scriveva così al Consolato?

30/11/1967
[…] Certo, la vecchiaia è qualcosa che mette la gente al termine di vivere, come una candela che si spegne lentamente.

O ancora, rivolgendosi direttamente al Presidente della Repubblica Saragat in visita  a Berlino nel 1965 (nota: non ho trovato notizie di una visita a Berlino di Saragat nel 1965. In realtà, è successo il contrario: nel 1965, l’allora Sindaco di Berlino e presidente del Partito Socialdemocratico Tedesco Willy Brandt, si recò a Roma. Forse il bisnonno ha visto qualcosa in televisione? Oppure si tratta dell’ennesima…iperbole?)
Questo quello che scrive:

19/10/1965
Eccellenza,
la mia situazione è critica […] l’operaio deve sempre soffrire in tutto […]
[…] anch’io sono uno del vostro partito, in Italia e ora a Berlino…PSDI, giuro!!!
Vill Brand [sic.] conosce bene i suoi.
[…] Sono orgoglioso di averla vista a Berlino.

E naturalmente, le sorprese non erano finite.
I parenti – illegittimi o riconosciuti – continuavano a spuntare. Potevo forse stupirmi che ce ne fossero… anche in Argentina?
Facendo un passo indietro e tornando all’inizio del fascicolo, prima che la girandola di mogli e condanne per bigamia cominciasse, feci la conoscenza di Lucia, Francesca e Pietro – fratelli del mio bisnonno e quindi miei… bisprozii? – e soprattutto di M, nientemeno che il mio trisnonno.
Tutti quanti, nel 1923, avevano ben pensato di trasferirsi da Porto Recanati a Buenos Aires.
Il bisnonno aveva cercato di rintracciarli nel 1947 (più di vent’anni dopo!) attraverso i suoi amici del Consolato di Berlino, ma non aveva avuto fortuna: all’indirizzo indicato non risultava nessuno, ma – aggiungeva il Consolato – si poteva provare a fare una ricerca attraverso la locale stampa italiana.
E da lì, più nulla.

Il fascicolo si chiudeva con un certificato di morte (avvenuta il ** novembre 1990) e il nome di un’impresa di pompe funebri di Wittenau, Berlino Ovest.
Esisteva ancora.

Appena in tempo. Il Consolato stava per chiudere.
Annotai “Buenos Aires” e “Bestattungs-Institut Edgar Dreschke” (l’impresa funebre) alle mie nuove piste da seguire.
Ero emozionata.
Mentre costeggiavo il Tiergarden spoglio e immerso nel buio, immaginai il mio bisnonno percorrere la stessa strada, trenta, quaranta, cinquant’anni prima. Lo immaginai molto elegante.
E con un sorriso -non immaginario- di complicità, immaginai di salutarlo e di farmi raccontare da lui quello che gli era successo.
E, chissà, magari alla fine mi avrebbe anche cantato qualcosa.

(il capitolo successivo)