A tutti gli Zorro sfortunati

Stamattina ho finito di leggere un altro libro -molto breve- che raccontava la piccola storia di un barbone e del suo cane Zorro. (ve ne parlerò prossimamente)
Poi ho affrontato il gelo berlinese con una pioggerellina finissima e penetrante e sono arrivata in ufficio, al caldo, dove mi sono preparata un té bollente e ho acceso il riscaldamento a 5/5. Mentre rispondevo alle mail dal mio MacBook (mi è bastato chiederlo al  capo e dopo un giorno già ce l’avevo fiammante sulla scrivania), è arrivato l’ennesimo pacco da Amazon.

Poi ho letto un post di Alessio su una bella cosa che ha fatto per questo Natale e mi è ritornata in mente la storia del barbone e del suo cane Zorro.

Mi ritengo una persona normalmente generosa (né troppo né poco), eppure fino a questo Natale non avevo mai donato per una buona causa, in modo spontaneo e senza essere praticamente costretta. Non che non provi compassione per chi è meno fortunato, anzi. Il problema è che donare attraverso un’organizzazione molto grossa non mi piace come concetto e soprattutto, dato che non mi fido praticamente di nessuno, non mi offre nessuna garanzia sull’effettivo uso di quella somma di denaro.

Ecco perché quest’anno ho deciso di fare di testa mia, mi sono informata ed ho fatto un regalo a chi è davvero sfortunato, più sfortunato di qualsiasi persona sfortunata. E, se ve lo state chiedendo, no, non è un essere umano, nel senso letterale di questa definizione.
Basta effimere adozioni a distanza. Io non mi fido.
Ho scelto una fondazione per animali abbandonati (Tasso), uno di quelli con i volontari che non vanno avanti se la gente non li aiuta.
E sono davvero felice se con la mia piccola donazione avrò fatto felice anche un solo Zorro dimenticato.