Cose bellissime che mi sono successe grazie ai libri (e alla sinestesia)

Io sono una sinesteta.

Che cosa significa? La sinestesia non è solo la figura retorica dell'”urlo nero” ma anche una specie di mutazione genetica cerebrale che si eredita, di solito, dalla mamma e che circa 1 persona su 2000 ha in forma pura. Ve lo sto dicendo in parole povere, eh.
Che cosa capita ai sinesteti? Niente di grave, anzi, dal mio punto di vista solo cose belle: la mia sinestesia – che si chiama grafema-colore – fa sì che io percepisca qualsiasi simbolo grafico con una specifica tonalità.

Le lettere hanno un colore, i numeri hanno un colore e, a seconda di come vengono accostati, i colori cambiano e si mescolano. Tanto per fare un esempio: la “G” è giallo ocra se presa singolarmente, ma diventa giallo limone in “Giulia” (perché le “I” sono bianche e la “U” è di un bel verde bosco).
Altro esempio: “cane” è arancione ma “dog” è blu. E così via.

Questa mia sinestesia (che ho scoperto solo recentemente essere una cosa reale e non una semplice abitudine che ho fin da bambina) mi ha sempre aiutato molto con lo studio: con gli anni, infatti, ho sviluppato una memoria fotografica che mi fa ancora ricordare di che colore erano evidenziate certe pagine del libro di storia delle superiori o i compleanni dei miei compagni delle elementari. Tutta una questione di colori associati a nomi e numeri.
Recentemente, poi, mi è capitato di affermare che “Se il tedesco è così difficile, è solo perché non riesco a dare i colori alle parole perché sono troppo lunghe!”… bella scusa, eh?

Altra conseguenza della mia sinestesia è quella di visualizzare gli avvenimenti disposti nel tempo. Questo è molto più difficile da spiegare, lo so, ma immaginate di “vedere” di fronte a voi delle “linee temporali trasparenti” che si spostano e scorrono a vostro piacimento e vi permettono di andare ad acchiappare i ricordi che vi servono.
Attenzione: adesso non mettetevi a pensare che io ricordi con precisione tutto quello che mi è successo da 32 anni a questa parte. Assolutamente no, non funziona così. Spesso ricordo – o meglio, visualizzo – cose insignificanti (ma divertenti) e credo di non essere ancora riuscita a sfruttare al meglio questo mio “superpotere”.

Tuttavia, quando decido di focalizzarmi su un particolare argomento (i libri in questo caso!), i cassetti del mio cervellino si muovono impazziti e mi fanno “trovare” davanti agli occhi tutto quello che mi serve.

Sì, lo so, tutta questa premessa non c’entra nulla con quello che vi sto per scrivere… ma ormai non vi ci siete abituati? E non continuate, nonostante tutto, a volermi bene?
Ecco! Allora ecco a voi una lista di cose bellissime che mi sono successe grazie ai libri (e che ho ripescato nella memoria anche grazie alla sinestesia)!

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Ho ricevuto il regalo di un Babbo Natale misterioso 
Ve la ricordate la storia?
Grazie a Michele, questo blog e la sottoscritta hanno vissuto un momento davvero emozionante! (Senza considerare che mi si è aperto il mondo dei delitti di Alleghe. Ne ho parlato anche qui.)

Ho lavorato in una libreria e ho assistito a storie meravigliose
E questa storia ve la ricordate? In Nuova Zelanda, sono stata così fortunata da trovare lavoro in una libreria di volumi antichi e di seconda mano. E qui, tra foto ingiallite nascoste tra le pagine e dediche sbiadite di 100 anni fa, ho assistito all’emozione di un signore che – per puro caso – ha trovato tra gli scaffali un libro appartenuto al padre.
E sì, ho anche scoperto che fare il libraio è il mestiere più bello del mondo.

Ho ricevuto un regalo speciale per i miei 30 anni
Il paziente Alessio ne sa. A pacchi.
In occasione del mio trentesimo compleanno, ha chiesto a Paolo Cognetti (che, guarda caso, è uno dei miei scrittori italiani preferiti) di inviarmi un libro con una dedica speciale… quale regalo migliore?

Ho scoperto storie speciali e le ho raccontate
I libri mi hanno fatto diventare curiosa e mi hanno spinto a volerne sapere sempre di più. Ecco perché ho deciso di scrivere la storia di Mario Rorato, di cercare un’intervista inedita a Fernanda Pivano, di esplorare una villa abbandonata e un cimitero misterioso, di scoprire la storia delle spose di guerra e del mio bisnonno berlinese. Tanto per fare qualche esempio.

Ho una memoria di ferro per episodi “piccoli” ma significativi (per me)
Come vi dicevo, grazie alla mia sinestesia e all’allenamento che i libri mi hanno offerto nel corso degli anni, riesco a ricordare con precisione episodi lontani. Uno su tutti: quella volta – sarà stato il 1991 – che mia mamma mi ha portato alla biblioteca comunale per ricevere la tessera.
E, certo, non serve neanche chiederlo. Il numero di quella tessera me lo ricordo perfettamente: 1712. (un verdeacqua così mica si scorda facilmente!)