Ho deciso di perdermi nel mondo (oggi a Berlino)

[…] che senso ha vagabondare senza smarrirsi, mettere le vele al vento senza la possibilità di naufragare? In fondo sono affezionato all’idea della città-labirinto. Al bisogno di ripetere percorsi, fissare punti di riferimento e coltivare abitudini, all’arte di orientarsi che in ogni città è diversa e va imparata da zero, procedendo per prove ed errori, dipanando il groviglio delle sue strade, spendendo tempo e suole delle scarpe. Come se il viaggio in una città sconosciuta fosse una storia d’amore agli esordi, quando l’attrazione è massima ma l’intimità tutta da costruire. (Paolo Cognetti, “New York è una finestra senza tende”)

 

Nooo, non mi perdo ogni volta che esco di casa.

Nooo, non giro con otto cartine accartocciate in tasca e in ogni caso SÌ, sono assolutamente in grado di consultarle.

Nooo, non mi ostino a leggere “straße” straBe, invece che strasse.

Nooo, non giro in tondo per due ore con l’angoscia di essere finita in un posto che non esiste, un nonluogo di buio e paura.

Nooo, non smadonno dietro a Google Maps che “non prende”.

Nooo, nessuno strano pensiero sulle molliche di pane di Pollicino (che era una bambina, come Cappuccetto Rosso…e ‘sta mania di dare nomi maschili? Bah.)

Nooo, nessun ansciuligum” wo ist…?

Niente di tutto ciò.

In ogni caso, Paolo Cognetti mi ha letteralmente rubato le parole di bocca.