I miei libri del 2015

Non provo un amore spropositato per i calendari dell’avvento: credo di averne posseduto uno nella vita – trovato nel mitico “Corriere dei Piccoli” – e, da brava impaziente, di aver aperto tutte le caselline il primo giorno. Fine del gioco.
Non sono neanche una fan sfegatata del Natale. Odio lo shopping in generale e ancora di più in questo periodo. A chi mi chiede se faccio regali, rispondo con una delle Maledizioni senza perdono di Harry Potter.

Qui sotto, tutto il mio entusiasmo prefestivo (in realtà stavo andando alla lezione di tedesco ma, insomma, ci siamo capiti).

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Eppure, cascasse il mondo, io alle mie liste di fine anno non riesco a rinunciare!
Ecco, come da tradizione, i miei libri del 2015! (e, per chi se li fosse persi, quelli del 2011, 2012, 2013, 2014)
In rigoroso ordine cronologico (dal primo all’ultimo letto).

“Salinger” (David Shields e Shane Salerno)
Non faccio che dire «piacere d’averla conosciuta» a gente che non ho affatto piacere d’aver conosciuta. Ma se volete sopravvivere, bisogna che diciate queste cose. (da “Il giovane Holden”)

“Canale Mussolini” (Antonio Pennacchi)
Il dramma della condizione umana è proprio questo: sei quasi perennemente condannato a vivere nel torto, pensando peraltro d’avere pure ragione.

“Circolo chiuso” (Jonathan Coe)
Non è strano che quando sei libero di fare tutto quello che vuoi finisci col fare così poco? L’infinita possibilità di scelta sembra tradursi sistematicamente in nessuna scelta.

“La pioggia prima che cada” (Jonathan Coe)
Non c’è niente che si possa dire, immagino, di una felicità perfetta, impeccabile e senza ombre. Niente, salvo la certezza che dovrà finire.

“Di là dal fiume e tra gli alberi” (Ernest Hemingway)
La macchina attraversò l’allegra città di San Donà di Piave. Era ricostruita di fresco, ma non era più brutta di una cittadina medio-occidentale ed era fiorente e gaia.

“Sulla strada” (Jack Kerouac)
Ci voltammo dopo dodici passi, perché l’amore è un duello.

“Libertà” (Jonathan Franzen)
C’è una pericolosa tristezza nei primi rumori delle attività mattutine altrui; sembra che il silenzio soffra, quando qualcuno lo rompe.

“The first bad man” (Miranda July)
There were a series of closing kisses, goodbye kisses, kisses placed like lids on boxes—then the lid would pop off and need to be replaced. There, this is the final kiss—no, this is the final kiss. This one is, it really is. And now I’m just kissing that kiss good night.

“Rosemary, the hidden Kennedy daughter” (Kate Clifford)
Love gave me confidence and adversity gave me purpose.

“Non rimanere soli” (Giorgio Scerbanenco)
Ma tutto questi cadeva quando era tra le braccia di Milla, e allora era come se afferrasse, per alcuni attimi, una eterna verità della vita che è nascosta a coloro che non amano e che traluce nella nebbia quando si ama con tutto se stesso.