I tempi non sospetti

Correva l’anno 2006.
Il paziente Alessio ed io ci conoscevamo già (siamo amici almeno dal 1999) ma non prestavamo troppa attenzione l’uno all’altra.

Eppure avremmo dovuto capirlo che eravamo dei predestinati.
Adesso vi spiego perché. Alla fine del 2006, come appunto vi dicevo, il paziente Alessio ed io decidiamo di “andare a studiare all’estero”: lui parte per Copenhagen, io per Parigi.
Come per la maggior parte dei giovani che se ne vanno di casa per sbarcare in un altro paese, il paziente Alessio ed io veniamo subito assaliti da vari tipi di nostalgia che poi si dissolve con il passare dei giorni.
Io trascorro due settimane in lacrime minacciando di ritornare in Italia in treno (ah, beata gioventù, adesso mi farei tagliare una mano, ma all’epoca avevo anche una terrificante paura di volare quindi TUTTO pur di non prendere l’aereo); lui si lamenta meno di me, ma va bene lo stesso.
Avete capito lo spleen, il disagio e la tristezza inconsolabile per gli gnocchi della nonna Leda, così irraggiungibili. Dai nostri rispettivi soggiorni, Alessio ed io ritorniamo cambiati (in meglio, si intende).
Che cosa ci succede, a Copenhagen e Parigi?
Io vivo in albergo. Ma un albergo di Montmartre probabilmente non a norma, dove divido la stanza con un ratto nero. Che non crediate.
Fumo molto (all’epoca, a Parigi è ancora permesso nei luoghi pubblici), mangio poco perché la mia borsa di studio copre dei pasti in una mensa piuttosto losca dove l’unico piatto vegetariano è composto da uova in camicia e fagiolini (la sola verdura, assieme ai funghi, che non mi va a genio) e viene presentato attraverso un pertugio con finestra di legno, separato dal bancone dove vengono esposti tutti gli altri piatti. Lavo le mutande e i calzini nel lavandino della mia stanza, li appendo sul davanzale e me li rimetto ancora umidi.
Non lavo MAI il resto dei miei vestiti perché non ho assimilato il concetto di lavanderia a gettoni.
Dopo qualche giorno di depressione e disperazione, mi adatto velocemente alla nuova vita, acchiappo i jeans che ogni mattina se ne scappano da soli, saluto gli scarafaggi e il ratto e me ne vado spensierata alla scoperta di Parigi, città che mi rimane per sempre nel cuore e nell’anima, nella quale – non per niente – torno a vivere due anni dopo, questa volta con Alessio.
Alessio, nel frattempo, vive in una stanza in un dormitorio non terminato nella desolata e brulla campagna danese. Probabilmente non a norma neanche quello.
Le camere hanno i buchi nei muri e i mobili sono da costruire, i treni costano un botto e non ci sono supermercati. Non c’è niente, lì dove si trova lui. In più, è inverno. C’è buio. Che tristezza.
Alessio inizia ad apprezzare la solitudine – come ama ricordare – e quando torna, condivide con me la voglia di viaggiare e, soprattutto, l’insofferenza verso determinate cose che prima quasi non notavamo ma adesso non ci vanno più bene (tipo la gente in generale).
Alessio ed io, quindi, viviamo un’esperienza molto simile, e nella stessa finestra temporale.
Tutt’ora, definiamo i nostri rispettivi soggiorni come gli eventi più importanti e formativi delle nostre vite. Come vi dicevo, quando torniamo a casa siamo diversi: un po’ più avventurosi, un po’ meno “viziati”, un po’ più sporchi (io) e – se possibile – un po’ più curiosi. Tanto per dirne una: io smetto di fumare solo per risparmiare i soldi e poter continuare a viaggiare.
Le nostre esperienze, però, all’epoca si incrociano in modo ben più profondo.
Entrambi, mentre siamo rintanati nelle nostre stanzette e ci crogioliamo nella nostra bohemmienitudine (e io probabilmente mi spulcio), troviamo un motivo di conforto importante.
E, pensate, lo scopriamo solo ora e per puro caso. Alessio ed io, nei nostri tuguri di Parigi e Copenhagen, ci appassioniamo inspiegabilmente alla fiction “Capri“, la serie televisiva con Gabriella Pession, Sergio Assisi e Kaspar Capparoni, della quale tuttavia vediamo sol0 parte della prima serie.

La settimana scorsa, Alessio ed io scopriamo che il sito della RAI propone TUTTE E TRE LE SERIE in streaming e, da quel momento, iniziamo a crogiolarci di gioia e soddisfazione.
Come avrà reagito Reginella alla notizia che Vittoria è sua nipote?
Massimo riuscirà a fare pace col figlioletto con il quale, dopo la morte della madre in un incidente in barca, fatica a ritrovare un rapporto?
Che cosa sta tramando Carolina Scapece?

Ragazzi, il cerchio finalmente sta per chiudersi.
Il momento è solenne.

capri

PS: io, per dire la verità, guardavo anche “Ballando con le stelle”… ma questo non ho avuto il coraggio di confessarlo ad Alessio…