In the sky with diamonds

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Non per vantarmi, ma so fare moltissime cose.
Il problema è che si tratta di cose praticamente inutili.


Posso starnutire a comando, ad esempio. E starnuti veri, mica recitati.
Sono anche capace, con le mani legate dietro alla schiena, di riportare le braccia sul davanti facendomele passare sopra la testa.
Sono in grado anche di disarticolare la spalla destra, senza fatica né dolore. Poi la rimetto a posto.

Tutte cose molto belle, scenografiche. Ma praticamente inutili nella vita quotidiana.

Allo stesso modo, sono detentrice di un sapere immenso tutto costituito da aneddoti e curiosità, molto carini da snocciolare alle feste eh, nessuno dice mica niente…ma inservibili per il resto.

Vivo da due anni in Germania senza parlare il tedesco, ma so ugualmente dire alcune parole come DISCOKÜGEL (la palla di specchi delle discoteche degli anni ’70), KIRCHENSTEUERBEFREIUNG (liberazione della tassa sulla chiesa…ok, quella è stata utile ma sono UNA volta e molto tempo fa) e KEINE GEGESTÄNDE AUS DEM FENSTER WERFEN.
Oppure, per dire, ricordo perfettamente l’intera declinazione degli aggettivi in greco e, naturalmente, tutte le poesie imparate alle elementari. E, certo, appena posso mi metto in piedi sulla sedia e le recito.

Potremmo dire che la mia memoria è selettiva e seleziona solo le cose stronze (nel senso che intendo io, cioè insolite, particolari, divertenti) e ignora quelle importanti e utili.
Ma pazienza.
Questo sapere sconfinato di minchiate mi dona il grande talento di sapermi inserire in qualsiasi conversazione senza particolare sforzo.

“Il tuo scrittore preferito è Hemingway? Certamente sai che durante la prima guerra mondiale è vissuto vicino a San Donà, ma forse non sai che gli hanno dedicato una specie di capitello e che i miei mi volevano battezzare proprio lì.” (poi hanno cambiato idea e andando a vedere il capitello capisco anche perché)

“Il Gioca Jouer? Sai che Claudio Cecchetto è nato a Ceggia (sempre zona San Donà) e che mia mamma da giovane lo conosceva?”

“Pensa che durante un Cantagiro, la macchina di Gianni Morandi ha preso sotto una ragazza di San Donà, se vuoi ti porto a vedere la tomba.” 

E cose del genere.
Ora uno potrebbe pensare: mamma mia, ma che posto figo è San Donà? Quante cose succedono? Facciamo serata lì?

Fermatevi.

Mi ricordo di questi aneddoti (e di tanti tanti altri) perché mi hanno colpito. Semplicemente.
Mi sono stati raccontati in un modo che mi ha incuriosito e che mi ha invogliato a saperne di più. Facile no?

La mia maestra di storia delle elementari doveva averlo capito.
In seconda o terza elementare, per raccontarci la storia degli uomini primitivi, ci ha fatto prima di tutto ascoltare una canzone. Senza aggiungere nulla.
Poi ci ha raccontato che proprio quella era la canzone che gli archeologi stavano ascoltando mentre dissotterravano i resti dell’australopiteco più famoso del mondo.
Ha rimesso la canzone dall’inizio e ci ha chiesto di immaginare e raccontare la scena.

Non era la mia prima canzone dei Beatles, ma grazie alla passione della mia maestra (ce ne fossero di più: così si insegna. Curiosità, non memoria!) in un’ora ho imparato tutto quello che c’era da sapere su Lucy. E non me lo sono dimenticato…come invece è successo per altri insegnamenti che mi sono stati inculcati in modo sterile e dogmatico nel corso degli anni.

E ancora adesso, quando ascolto “Lucy in the sky with diamonds”, non riesco a non pensare a quella mattinata.
Giuro che la prossima volta che incontro la mia maestra, glielo dico.