La lista del venerdì #12

La scorsa settimana vi ho proposto una lista del venerdì tarocca perché c’era il sole, c’erano i gelati al limone, c’era l’Alessandra in visita a Berlino e mi sono chiesta perché mai cercare le cose belle nell’internet quando erano là fuori dalla finestra e bastava chiudere il computer e andarle a prendere.

La verità è che ho adottato questo atteggiamento per tutta la settimana quindi sono impreparata anche questa volta.
Tra l’altro, anche in ufficio il clima è stato rilassato, divertente e creativo.
È stato meraviglioso e anche questa volta, maestra, non ho fatto i compiti.

Che fare?
Vi va se vi racconto cos’ho fatto e cos’ho scoperto “offline”?

Bene (presumo che abbiate risposto di sì), iniziamo:

Venerdì, invece di mangiare davanti al computer, sono uscita e ho visto uno scoiattolo. Il primo scoiattolo di Berlino.
Sempre venerdì, a fine giornata, sono andata in riva al canale vicino all’Admiralbrücke e sono rimasta lì con Alessio e i miei amici finché è sceso il buio. Poi, camminando a caso per Kreuzberg, abbiamo scoperto una pizzeria buona (senza Foursquare, signore e signori, semplicemente camminando) e ci siamo fermati lì.
Il giorno dopo, siamo finalmente andati nel famoso labirinto del “Zur Wilden Renate”: un’esperienza ai limiti per una claustrofobica e paurosa del buio come me (ti fanno entrare da solo). Ne sono uscita con una sbucciatura al gomito e un bernoccolo ma fiera di aver trovato la strada giusta e di non essere sclerata prima di vedere la luce. Posso dire che mi sento temprata da questo viaggio? Pensate che stia esagerando? Andateci e poi fatemi sapere!
Alla fine del labirinto, per scaricare l’adrenalina, siamo andati a rilassarci in un posto nascosto della città: la piccola penisola di Stralau che ospita, oltre a qualche casa, anche un cimitero davvero suggestivo.
Seduti sulla riva del fiume, abbiamo ammirato il tramonto più lungo ed esplosivo della storia.

Poi è arrivata la domenica e l’Alessandra è partita, non prima di avermi fatto tornare in mente -come una sorprendente madeleine– la storia della mia casetta volata via col vento. Per chiamarle un taxi, abbiamo cercato -inutilmente- di far funzionare l’applicazione del telefono. Niente da fare. Ti pareva. Abbiamo camminato per mezz’ora (ovviamente di taxi di passaggio neanche l’ombra) e poi finalmente ne abbiamo placcato uno.
Al ritorno, io e Alessio abbiamo attraversato un cimitero a piedi. Silenzio e giochi di di luce tra gli alberi. Stupendo.
La sera, al concerto dei Depeche Mode, ci siamo scatenati malgrado il pessimo pubblico tedesco che, ancora una volta, si rivela incapace di togliersi quel palo dal c*** e di divertirsi e preferisce intontirsi davanti al telefono piuttosto che guardare lo spettacolo. Eravamo gli unici in piedi del nostro blocco e sicuramente abbiamo dato fastidio a quelli seduti dietro di noi. Ma davvero, in tutta onestà, non ce ne poteva fregare di meno.
La settimana lavorativa è stata bellissima. La macchina del caffè era rotta, quindi anziché rimanere separate (sì, siamo tutte donne) ognuna di fronte al suo schermo con la sua tazza, siamo uscite. Siamo andate a bere il caffè al bar, cosa che non facevo da tanto tempo. Sembra stupido ma è davvero così.
Ogni mattina, verso le 11, abbiamo mollato tutto.
Grazie a queste piacevoli pause, ho scoperto che il bar italiano davanti all’ufficio alza i prezzi per il cappuccino con il latte di soja perché “è un servizio in più”. Buono a sapersi perché è un bar in cui non metterò più piede.

E questo è quanto. Questa settimana ho semplicemente deciso di “staccarmi” e ho scoperto tante cose, magari stupide, ma in qualche modo, più semplici e reali. Ho avuto la conferma che provare -tante volte!- prima di gettare la spugna è la cosa migliore da fare. Tanto che sto pensando di completare il “try” che ho sul polso sinistro con un “harder” su quello destro.

In questo periodo va così, cari miei.
Ho la nausea della virtualità e sono “distratta dalla vita” come dicono i miei amici Elena e Francesco.

Foto! Mie, questa volta.
E se state obiettando che sono foto di Instagram, fatelo pure. Tanto ormai dovreste sapere bene che notoriamente I DON’T GIVE A SHIT.

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questo qui sopra è un bellissimo scatto di Alessandra

 

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questo invece di Alessio