Lo scaffale d’oro di Brunhilde

Questa settimana è il turno di Brunhilde. Non è il suo vero nome ma preferisce rimanere semi-anonima.
Ecco come si descrive:

Cinica Realpolitikerin in costante mutamento, madre multimediale (attualmente a tempo pieno) accecata d’amore per Siegmund e suo padre Siegfried. Sono talmente discreta che evito scrupolosamente di fotografarli. Rimuginare è il mio sport preferito. Prima di diventare spingitrice di passeggini ero un’assidua collezionista di borse, scarpe, occhiali (si noti l’uso della forma imperfetta). Fierissima esecratrice di espressioni quali: «piuttosto che» (in senso avversativo), «outfit», «mood», «giveaway» (aaaarrgghhh!!), «twist» et similia. Ruvida, pragmatica, ironica fino al vetriolo. Sfrutto ogni occasione per imparare, ma detesto la supponenza di chi vuol darmi lezioni. Sono cool senza essere glamour. È così.

Tra l’altro, da quanto leggo nei vari link che mi ha mandato, Brunhilde è fieramente esente da TV, Facebook, tatuaggi e automobile.
Ecco il suo scaffale d’oro!

1) «Alla ricerca del tempo perduto», M. Proust;
2) «Il Signore degli Anelli», J.R.R. Tolkien;
3) «I Buddenbrook», T. Mann;
4) «Il Barone rampante», I. Calvino;
5) «Il Gattopardo», Tomasi di Lampedusa (ebbene sì, anch’io);
6) «Guerra e Pace», L. Tolstoj;
7) «Il Maestro e Margherita», M. Bulgakov;
8) «Pippi Calzelunghe», A. Lingdren;
9) «Madame Bovary», G. Flaubert;
10) «1984», G. Orwell.

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