Spalle al muro

Forse si nota o forse no. A volte lo dico, a volte agisco e lo faccio senza dare nell’occhio.

Di cosa sto parlando? Semplice: quando entro in locali/bar/ristoranti/luoghi molto frequentati in cui ci si deve sedere, io mi siedo sempre con le spalle al muro.

Vi lascio un paio di minuti per ripercorrere con la mente gli incontri che avete avuto con me.
Ricordate l’immagine del mio volto sorridente (e dannatamente affascinante e carismatico) contro la parete, vero?

Perché lo faccio, vi state chiedendo ora.
Presto detto: tra le innumerevoli cose per le quali ucciderei a sangue freddo e direttamente sul posto, c’è anche questa. Non sopporto di essere seduta, di dovermi concentrare in qualcosa (una conversazione, un libro, il computer, un cocktail) e di sentire del movimento dietro di me.
Di avvertire che le persone camminano, si agitano, parlano, di percepire semplicemente la loro fastidiosa e inopportuna presenza.
Non ce la faccio. Non riesco a prestare attenzione a nient’altro che al movimento alle mie spalle, mi giro di continuo a guardare. Mi devo trattenere, soffro, vorrei urlare. Se poi, ancora peggio, il mio interlocutore per un po’ mi parla e per un po’ guarda quello che succede dietro alla mia sedia….vabè: a suo rischio e pericolo.

In ufficio, ho naturalmente scelto l’unica postazione totalmente protetta. Non riuscirei a lavorare, altrimenti.

Ma.
Sì, c’è un ma: non posso controllare tutto, non ho potere su alcune cose, purtroppo (anche se me lo meriterei, vero? Un piccolo regno. No?).
In Germania (non so se anche in altri paesi, ma qui di sicuro), è diffusa questa fastidiosissima abitudine: in pratica, quando il tram è pieno e non ci sono posti per tutti, alcuni FURBI si siedono su una specie di piattaforma rialzata (credo sia il posto di solito riservato alle borse voluminose) che si trova, indovinate, proprio alle spalle di alcuni passeggeri.

E questa sono io mentre percorro il tragitto per andare a lavorare.

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