Su un libro che vorrei leggere e su uno che ho scritto io

Allora: premetto che, finora, questo blog mi ha portato fortuna perché quasi tutte le volte che ho espresso un desiderio “libresco”…il desiderio è stato magicamente esaudito!
Ricordate? Avevo dimostrato interesse per la vicenda relativa alla catena di delitti che aveva funestato Alleghe, un paesino di montagna poco lontano da casa mia in Italia, e, in un paio di mesi, mi sono arrivati ricchi regali e cotillons! Mi riferisco alla bellissima sorpresa di Michele (il mio Babbo Natale misterioso) e di Maurizio (che è mio zio anche se io i miei zii li chiamo per nome).
Qualcuno di voi potrebbe dire che sono viziata e avrebbe anche un po’ di ragione. Se, però, il sistema si è rivelato fruttuoso in un paio di occasioni…perché non riprovarci? A quanto pare, i miei lettori hanno un fiuto infallibile per i libri introvabili!
Questa volta, tuttavia, vi chiedo solo qualche dritta: so che spedire un pacco in Nuova Zelanda costa di più che contattare l’autore del volume e riportarlo in vita con la criogenetica (che non so bene che cosa sia ma suona bene) in un laboratorio costruito su Marte.
Siete pronti? Via, segugi, partite!

Leonarda Cianciulli

In questi giorni mi sono fissata tantissimo sulla storia di Leonarda Cianciulli, la spaventosa e famigerata serial killer altrimenti conosciuta come la “saponificatrice di Correggio”. Che cosa c’entra il sapone? Chiedetelo alle sue vittime. Ah, e già che ci siete, fermatevi dalla Leonarda a mangiare un paio di biscottini.
Per chi di voi non conoscesse la storia, mi affretto a rassicurarvi: non sono impazzita. Leggetevi tutte le informazioni dettagliate sul caso e capirete tutto.

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Da brava appassionata di cronaca nera, quando mi interesso a un caso, non penso ad altro. Voglio sapere tutto, voglio leggere tutto quello che è stato scritto, voglio vedere tutte le fotografie e voglio scoprire tutto nei minimi particolari. Tutto tutto tutto!!!
Mi era successo con i delitti di Alleghe e, ancora prima, con il caso di Mario Rorato sul quale, tra l’altro, ho anche scritto il mio “famoso” libro (tra virgolette perché non è famoso affatto, ma ne parlo spesso e so di avere abbondantemente rotto l’anima a tutti. Ma di questo  parleremo nella seconda parte di questo post, abbiate pazienza).
Insomma, per farla breve, nell’immensa bibliografia che è stata prodotta sul caso della saponificatrice, tra libri romanzati e analisi psicologiche, scopro che c’è anche un diario scritto da Leonarda Cianciulli in persona (ovviamente, altrimenti che diario sarebbe?) durante il suo soggiorno in carcere. Questo diario, immenso e stralunato (si parla di oltre 700 pagine di materiale), si intitola “Confessioni di un’anima amareggiata”.
E sì, avete capito. Ovviamente è introvabile.
Non si è certi che sia stato ufficialmente pubblicato, non si è neanche sicuri che lo abbia interamente scritto lei.
Però io lo voglio assolutamente leggere! Non ci dormo, lo voglio!

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Su suggerimento della Rosi (mia mamma), ho tentato la strada dell’ultima dimora. In altre parole, come avevo già fatto per rintracciare l’assassino nel mio libro, ho cercato in quale carcere fosse morta la Cianciulli. E qui il primo intoppo: era detenuta nel manicomio criminale di Pozzuoli…che non esiste più. 
Quindi niente, stop.
Anche il mio secondo tentativo è andato a vuoto: dato che il Museo Criminologico di Roma possiede gli “strumenti di lavoro” della nostra Leonarda (foto qui sotto), perché non provare a chiedere informazioni anche sul manoscritto? Purtroppo, neanche loro sanno nulla. 
[Prendo nota, tuttavia, di andare a vedere questo museo durante la mia prossima visita in Italia. Sembra bellissimo e decadente, proprio come piace a me]
Dopo aver scritto una mail a “Fahrenheit”, il programma di Radio Tre che va a caccia di libri (grazie Marienza!), e aver chiesto informazioni all’autore di uno dei miei “blog criminologici” preferiti (che vi consiglio di leggere), le mie risorse si sono esaurite. Non so più dove cercare.
Se sapete qualcosa, quindi, scrivetemi! Anche un numero di telefono di un tizio che ha conosciuto un lontano cugino dello zio del secondino del manicomio…tutto sarà utile! Vi ringrazio da subito e incrocio le dita!

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Credits: Museo Criminologico di Roma

Passiamo al secondo libro…quello che ho scritto io.
Tempo fa, vi avevo detto che probabilmente ci sarebbe stata una seconda ristampa a tiratura limitata. Per vari motivi che non vi sto a spiegare perché hanno annoiato anche me, la ristampa non ci sarà.
E pazienza: chi possiede uno dei miei libri, possiede qualcosa di valore. Non perché valga soldi in senso letterale o perché sia un’opera letteraria di particolare profondità e spessore, ma perché le copie in circolazione sono pochissime e, a questo punto, è stato fortunato chi è riuscito a procurarsene una. Ripeto, niente a che vedere con il vile denaro.
Il valore di cui parlo è quello che ci attribuisco io.
“Non vedo l’ora che venga domenica” è stato il mio primo libro e, ovviamente, non posso che pensarci con enorme e malcelato orgoglio. Ogni volta che mi vengono in mente le nottate trascorse a scrivere, i viaggi in treno per andare a consultare i microfilm alla Biblioteca Marciana di Venezia, tutti i vari intoppi e le difficoltà in cui mi sono imbattuta,  guardo la me stessa di quattro anni fa, le do una pacca sulla spalla e le dico “Brava”. (ostinata, rompipalle, tenace, ossessiva, brava)
Quindi, per arrivare al punto, chi possiede una delle copie del mio libro, possiede anche un esempio concentrato di come sono io quando mi metto in testa una cosa e decido di portarla fino in fondo. Così come mi era successo con altri casi di cronaca nera (Alleghe, ad esempio), avevo deciso che volevo saperne di più e, in questa occasione, l’unico modo per ottenere il risultato era indagare personalmente. E ne era uscito un libro.

Detto ciò, mentre si parlava di una seconda ristampa, il libro (che era sempre stato a disposizione gratuitamente sul mio blog) era stato temporaneamente rimosso.
Di fronte alle tante richieste e alla mancata ristampa, mi sono di nuovo ritrovata di fronte al dilemma. Che faccio? Vado in copisteria, faccio le fotocopie e le rilego con la spirale come facevo all’università?
No. Se dobbiamo fare le cose, facciamole bene.
Vorrei tanto creare un ebook e metterlo su Amazon, ma non sono capace, lo ammetto. Inoltre -non so perché- ho il file del libro disponibile solo in .pdf e ci posso fare poco o niente.
Come? Potrei riscriverlo da cima a fondo, dite voi? …siete pazzi?!?

A parte gli scherzi, presto il libro sarà di nuovo online e gratis, lì dove era sempre stato. Diciamo che approfitto di questa pausa per sistemarlo un po’ (laddove posso, dato che è un maledetto .pdf)

Lasciatemi qualche giorno e quando sarà pronto (e online), sarete i primi a saperlo!

Nel frattempo, se tra di voi ci fosse un esperto di creazione di ebook…si faccia avanti!