Una sciarpetta.

Forse non tutti sanno che, come Celentano, ho paura di volare.
Una volta era un terrore tremendo di morire da un momento all’altro, adesso è solo una leggera inquietudine di fondo. Faccio parte di quella categoria di persone che non vola volentieri perché non sa che cosa succede dietro le quinte. Io vorrei vedere il pilota, vorrei che parlasse di più, vorrei che dicesse più spesso che cosa fa e com’è il tempo. Mi piacerebbe che tutti i voli, anche quelli negli aerei sfigati, avessero uno schermo che mostra la rotta e che dice a che punto siamo e quanto manca. Così mi sentirei molto più tranquilla.

Chi ha davvero paura di volare (come ce l’avevo io o come Celentano) sa di cosa sto parlando.

Io sono stata più fortunata, però. A un certo punto (quando ho rinunciato a un viaggio per questo motivo) ho avuto un’illuminazione e ho deciso che dovevo fare qualcosa.
Pare che i libri abbiano una grossa influenza su di me: dato che grazie a un libro ero riuscita a smettere di fumare, ho pensato che con un altro libro avrei curato la mia fobia.

E così è stato: certo, non salgo e scendo dagli aerei ridacchiando (non so Celentano), sono comunque ossessivo-compulsiva in certi comportamenti (in questo periodo sono molto spaventata da cellulari e altri dispositivi elettronici accesi, ad esempio), però volo e questo è un ottimo risultato.

Al contrario di come molti spacconi del volo pensano, tuttavia, quantità non significa abitudine.
Ho preso tanti aerei, a distanze ravvicinate, ne prenderò in futuro ancora di più, so a cosa corrispondono i vari rumoretti e le luci che si accendono, so dove si trova la scatola nera e quali sono i posti migliori per sentire meno le vibrazioni.

La routine è rassicurante ma fragile e Celentano certamente concorda con me.

Quello che è successo nell’ultima tratta Berlino-Roma, però, è stato un imprevisto talmente idiota e stressante per il mio debole autocontrollo in volo, che vorrei pubblicamente ringraziare la DEFICIENTE che l’ha provocato.

Questa FURBA ha ben pensato di aspettare l’ultimo momento (pochi secondi prima del decollo, quando -per intenderci- anche le hostess sono sedute con la cintura di sicurezza allacciata) per ALZARSI e aprire il portabagagli, (Scusate ma non ce la faccio a chiamarlo cappelliera…c’è qualcuno che mette il cappello lì in alto? No perché lo vorrei conoscere) provocando la reazione immediata degli assistenti di volo che le hanno urlato al microfono di sedersi subito.

“Beh” -direte voi- “Poveretta. Che ne sai tu? Magari aveva bisogno di prendere un farmaco salvavita oppure si era ricordata di avere nello zaino la ricetta segreta della Coca Cola e voleva rileggersela durante il LUNGO viaggio.”

No.
NO. 

Il genio che ha deciso di farsi una passeggiata in fase di decollo e non ha pensato di farlo durante le noiose esercitazioni o durante il quarto d’ora di ritardo accumulato, doveva prendere una SCIARPETTA.

Eh sì, perché per un’ora e quaranta minuti doveva coprirsi il collo, altrimenti alle cervicali chi ci pensa poi. E quella sciarpetta DI MERDA l’ha messa in fondo allo zaino che ha deciso di riporre nella CAPPELLIERA, che ha deciso di aprire in quel lasso di tempo in cui sull’aereo è vietato anche respirare.

UNA SCIARPETTA.

PS: per chi volesse conoscere il titolo del magico libro 

PS: UNA SCIARPETTA.