La prima cosa che mi chiedo riguardo a questo libro è: davvero le persone lo leggono e, nonostante ciò, continuano a mangiare carne e tutto il resto?
Arrivano all’ultima pagina, lo chiudono, lo ripongono sulla libreria e finisce lì?
Se è così, esistono solo due spiegazioni:
1) Le persone hanno una memoria così labile, che dimenticano tutto nel giro di 286 pagine
2) Le persone, di base, sono invariabilmente e inevitabilmente crudeli e menefreghiste
Tendo a propendere per la seconda opzione.
Sì, sono di parte e felice di esserlo. Molto tempo fa ho capito di essere abbastanza evoluta da poter rinunciare a carne e pesce e da comprendere che non ci sono esseri inferiori, salvo quelli che, in nome della buona bistecca o della pelliccia calda, si sentono dotati dell’onnipotenza necessaria a decidere della vita e della morte degli altri animali.
Sì, sono di parte e in questo mi sento infinitamente superiore.
Di cosa parla il libro di Safran Foer? Come forse avrete intuito dal titolo, indaga sulle motivazioni che spingono alcuni animali (gli uomini) a dire di amare alla follia altri animali (cani e gatti ad esempio) e allo stesso tempo a cadere nell’enorme contraddizione, mangiandosene senza pietà altri (mucche e maiali). Perché? Apparentemente nessuno riesce a spiegarlo.
C’è chi non mangia i cavalli “perché i cavalli si cavalcano” (giustificazione davvero…fantasiosa), ci sono i popoli che si mangiano barboncini e insetti e quelli che truccano e vestono le mucche perché le ritengono sacre.
Tutto è relativo, quindi. Quello che fa Safran Foer, in modo decisamente mirabile, è evidenziare questa relatività e contraddizione, basandosi su ricerche condotte personalmente. Ricerche in allevamenti industriali, biologici e in fattorie. Ricerche ostacolate nella maggior parte dei casi, perché certo gli allevatori non vogliono far vedere come trattano i loro animali, non vogliono far vedere che sono ammalati e pieni di infezioni, non vogliono far vedere molte delle tremende crudeltà e infrazioni igieniche che vengono perpetrate all’interno di quelle “fabbriche di carne”.
Fabbriche nocive, non solo per la salute umana, ma anche per l’ambiente e le popolazioni del terzo mondo, perché si sa anche se si continua a negarlo che se fossimo “almeno” vegetariani, ci sarebbe da mangiare per tutti. Si sa, anche se si continua a negarlo, che gli allevamenti sono una delle maggiori fonti inquinanti del mondo moderno.
Tutto questo si sa, viene ripetuto e certificato ma OPZIONE NUMERO 2 “Le persone, di base, sono invariabilmente e inevitabilmente crudeli e menefreghiste”.
A riprova di ciò e della stupidità che deriva da questa ingordigia e da questo menefreghismo, l’altro giorno, mi è capitato di leggere uno status in Facebook davvero infantile e disarmante: “non ho mai visto un vegano felice”.
Direi che non merita neanche risposta. Solo violente prese di coscienza e un grosso sorriso commiseratorio.
(avrei voluto scrivere qualcosa, ma non me la sentivo di infierire.)
Se ve lo state nuovamente chiedendo, sì mi sento infinitamente superiore.
VOTO: io ero già vegetariana, l’ho letto e ora sono vegana. Direi che ha funzionato.