Quando analizzo le statistiche (non lo faccio mai, lo dico solo per darmi un tono) del mio blog relative agli ultimi due anni, noto una tragica desolazione di articoli e una preoccupante e ossessiva ripetizione dello stesso incipit.
Ciao, sono tornata. Ma che vergogna. Ho scritto poco negli ultimi mesi ma prometto solennemente che mi impegnerò e sarò più costante
Credo che sia grande segno di maturità da parte della sottoscritta prendere atto delle sporche bugie che racconto a voi e a me stessa e finalmente smetterla con questi buoni propositi che non rispetto mai.
Quindi, basta, questo è l’inizio di una nuova era. Ho meno tempo e meno voglia di aggiornare il blog: sono abbastanza fortunata perché scrivo – per lavoro – cose che potrei più o meno scrivere qui – per diletto. Non ho più social network (o quasi) e non ho la pazienza necessaria ad avere una presenza online gradevole… questo è quanto.
In ogni caso, mento sapendo di mentire perché ben so che non rispetterò nulla di quanto appena enunciato. Sono proprio una brutta persona.
Per farmi perdonare, ecco l’attesa lista di libri di fine anno: vi voglio bene e so che siete là a vagare disperati tra gli scaffali della vostra libreria di fiducia alla ricerca del prossimo titolo.
E se questo 2016 quasi finito non vi dovesse bastare, ecco le gloriose liste dei natali passati (2015, 2014, 2013, 2012, 2011).
Più o meno in ordine cronologico di lettura (dal più recente), ecco i titoli che mi hanno fatto venire voglia di rotolarmi sul pavimento dall’euforia e dallo struggimento (che, non so se capita anche a voi, ma è quello che provo quando un libro mi piace tanto).
“Milioni di milioni” di Marco Malvaldi
Mi ha conquistato perché una delle protagoniste è una filologa che si reca in un villaggio toscano immaginario a studiare gli alberi genealogici degli abitanti (e poi succede quello che succede). Un lavoro che farei anche senza stipendio. Anzi, pagherei io per farlo.
“Le ragazze” di Emma Cline
Malgrado i numerosi errori di ortografia della traduzione (uno su tutti: “sé stesso” ripetuto tantissime volte. Ma chi è che fa l’editing da Einaudi?) questo libro è sgradevole nella sua poesia. Si ispira ai delitti della Manson Family nella California degli anni ’60 e, lo sapete… io ho un debole per la cronaca nera.
Era la fine degli anni Sessanta, o l’estate prima della fine, ed era proprio questo che sembrava, un’estate senza fine e senza forma.
“Eccomi” di Jonathan Safran Foer
Comprato in tutta fretta sulla fiducia perché Safran Foer è una garanzia e non delude mai. Letto con voracità per lo stesso motivo. Se mi è piaciuto? Sì, molto. Ma non voglio dire altro perché ci sto ancora pensando.
La distanza che separa l’ammettere dall’accettare è la depressione.
“My first New York. Early adventures in the big city”, AAVV
Un volume molto ben curato dal New York Magazine che raccoglie le prime impressioni di personaggi famosi nel momento in cui sono sbarcati nella Grande Mela, dagli anni ’20 ai giorni nostri.
I felt that I’d achieved my life’s ambition, and I was only twenty-one. (Nora Ephron, arrivata a New York nel 1962)
“Sillabari” di Goffredo Parise
Il 2016 è stato l’anno dei libri che erano dietro l’angolo e che io, per qualche motivo, avevo sempre ignorato. Di Goffredo Parise, ahimè, non avevo letto nulla, forse snobbandolo in quanto “autore delle mie zone”. Meno male ho recuperato: grazie ai “Sillabari”, ho provato una malinconia – positiva – che non sapevo potesse esistere.
Si sposarono, lei aveva un vestito da mare di piqué bianco e rosa, la “buona borghesia” invitata era come sonnambula nei saloni del municipio, un amico poeta li portò a Venezia nella sua Mercedes Benz del ’34 e lì li lascio sorridendo in modo pazzoide e lunare: come sorridono i poeti di fronte ai raggi roventi della vita.
“Le ombre del silenzio” di Nicola Guarneri e Pasquale Ragone
La storia Il mistero della morte di Luigi Tenco mi ha sempre profondamente affascinato. Suicidio? Omicidio? Incidente? Perché Dalida se ne va in tutta fretta da Sanremo dopo aver scoperto il cadavere? Il viaggio di Tenco in Sudamerica c’entra in qualche modo? Come mai la scena del delitto sembra stranamente artificiale? “Le ombre del silenzio” analizza in modo maniacale tutti gli aspetti oscuri relativi al caso del 1967 e, beh, sì: è proprio pane per i miei denti.
“Tumbas. Tombe di poeti e pensatori” di Cees Nooteboom
Argomenti di conversazione adatti a conquistarmi: casi di cronaca nera, cimiteri, libri, cani, alberi genealogici. Con questa lista del 2016 ho quasi fatto l’en plein. “Tumbas” è un libro sulle tombe (ma va?) che analizza la personalità dei defunti attraverso opere, aneddoti, dettagli delle sepolture. Solo per veri appassionati.
“Purity” di Jonathan Franzen
Ho atteso questo libro con la stessa intensità con la quale ho aspettato l’uscita di “Eccomi” di Safran Foer (vedi sopra). Dopotutto, entrambi questi autori fanno parte della lista dei miei 5 scrittori americani viventi preferiti. Beh, insomma, non sta bene fare paragoni ma questo di Franzen mi è piaciuto infinitamente di più. Sarà per tutta la digressione su Berlino ai tempi del muro? Sarà.
Qualunque cosa fosse accaduta, voleva un cane nella sua vita.
“I 49 racconti” di Ernest Hemingway
Assieme a Goffredo Parise, anche Hemingway rappresenta per me una scoperta “nuova”. Ci arrivo dopo, cosa vi devo dire. Di lui, poi, mi sono proprio appassionata per due motivi: Fernanda Pivano e il mio viaggio in Florida (dove ho visitato la sua casa di Key West).
Di questo libro, ho scritto sulla mia moleskine in data 10 marzo. “Leggere i racconti di Hemingway è terribile e meraviglioso allo stesso tempo. Sembra di sentire l’odore del sangue. Fa quasi paura”.
La notte prima del loro ritorno non dormì, cioè credette di non aver dormito, perché nella sua testa era tutto confuso, sognare di non dormire e non dormire sul serio.
“I terribili segreti di Maxwell Sim” di Jonathan Coe
Jonathan Coe? O lo ami o lo odi. Oltre al fatto che questa frase esprime un’ovvietà quasi imbarazzante e dovrebbe essere proibita da una legge speciale anti-banalità, in questo caso è anche totalmente sbagliata. Io, Jonathan Coe lo amo E lo odio. Alcuni libri (tipo “La casa del sonno” e “Expo 58”) li finisco per dispetto lamentandomi, altri li divoro mentre cammino, senza riuscire a smettere di leggere. E “I terribili segreti di Maxwell Sim” fa parte di questa seconda categoria.
“New York Stories” a cura di Paolo Cognetti
Ormai, Paolo Cognetti è diventato come Jeffrey Eugenides. Si fa desiderare e, ogni volta che pubblica qualcosa, è grande festa nel regno. “New York Stories” è solo una selezione di racconti su New York, ok. Ma mi credete se vi dico che è perfetta? Credetemi, fidatevi. Io intanto aspetto che arrivi Natale per tornare in Italia e comprare “Le otto montagne”.
Lì una dopo l’altra sono seppellite leggende di giovinezza e malinconia, di notti scatenate e di seni misteriosi danzanti sullo specchio bagnato del marciapiede e di donne che ridacchiano piano mentre si grattano e d’urla selvagge di marinai e di lunghe file davanti all’ingresso e di barche struscianti l’una contro l’altra nella nebbia e di rimorchiatori che risalgono contro il flusso impetuoso della marea con grugniti rabbiosi mentre lassù, sul ponte di Brooklyn, un uomo in preda all’angoscia attende per buttarsi di sotto o attende per scrivere una poesia o attende che il sangue abbandoni le vene, perché se avanza di un altro passo la pena del suo amore lo ucciderà.
PS: nella foto ci sono anche altri libri – sempre letti nel corso dell’anno – che comunque ho deciso di non citare.